Alessandro Degasperi: tre sport is meglio che one

Dall’ultimo numero de L’Avisio riportiamo l’intervista di Enrico Maria Corno a Alessandro Degasperi, uno dei triatleti italiani più forti di sempre.

Ci sono gli atleti della Nazionale azzurra di sci alpino e di sci di fondo. Per non parlare dei biatleti, scialpinisti e dei saltatori con gli sci. Ci sono grandi biker e campioni del mondo di parapendio. Per non parlare di climber e trail runner. E poi c’è Alessandro Degasperi, fiemmese doc, che è un triatleta. Di livello internazionale. Nuoto, bicicletta da strada e corsa su distanze che misurano fino a 3.8 km in acqua, 180 km in sella e la consueta lunghezza dei 42.195 km della maratona da percorrere in successione.

“Sono di Panchià ma vivo a Predazzo con mia moglie Federica che è una ex triatleta nonché la mia fisioterapista e mio figlio Luca”, esordisce “il Dega”, come lo chiamano gli amici. “Per me Predazzo è il posto migliore del mondo per viverci e per crescere un figlio. Sono molto legato alla mia valle”.

Sei un fiemmese che gira il mondo da tanti anni. Cosa ti porti dietro del tuo essere fiemmese quando sei in giro e cosa vorresti portare a casa quando torni? “Quando sono all’estero succede sempre che mi manchino le mie montagne. Sono convinto che spesso non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo a vivere qui e a essere nati in Trentino. Non potrei vivere in un altro posto. Predazzo in particolare è perfetto anche per gli allenamenti di un triatleta: mi tengo in forma con il nuoto nella piscina del Centro Sportivo gestito dalla Dolomitica che è la società sportiva per cui corro e di cui sono Consigliere. Qui riesco ad allenarmi in piena serenità come un professionista richiede e spesso scendo anche a Trento per correre insieme ai ragazzi del programma UNI.Team del CUS, per i quali copro il ruolo di Tutor Sportivo”.

In Fiemme non mancano nemmeno le strade e i sentieri dove correre e pedalare, anche se in inverno diventa un po’ complicato: “Di solito nella brutta stagione mi ammazzo di rulli ma non è come pedalare su strada. Mi è andata bene – se così si può dire – negli ultimi due inverni: la riduzione del numero delle gare a causa della pandemia mi ha permesso di poter rallentare i ritmi dell’allenamento all’inizio della stagione, riducendo le trasferte invernali che di solito faccio in posti più caldi. Quando da noi c’è troppa neve e troppo freddo, mi trasferisco di solito alle Canarie a Lanzarote. Quest’anno invece ho optato per la Sicilia, per evitare di dover espatriare”.

Come si arriva a fare le gare di triathlon? Si comincia praticando singolarmente le varie discipline? “Il triathlon è stato primo sport che ho praticato a livello agonistico ma posso dire di avere cominciato tardi, verso i 15/16 anni. Mio figlio ha 14 anni e lo fa già da 4 o 5 anni: da piccolissimi si comincia solo con giochi che permettono di apprendere certe abilità e poi si passa alle gare. Da ragazzino io facevo tutti gli sport che solitamente vengono proposti dalle nostre associazioni sportive e dalle nostre scuole. Intendevo lo sport solo come divertimento: la scuola di sci, la scuola di nuoto, ho giocato a calcio… forse sarei potuto diventare uno sciatore di fondo ma il destino mi ha indirizzato da questa parte. I miei genitori non hanno mai insistito spingendomi a praticare una particolare disciplina ma ci tenevano solo che facessi sport. Oggi esiste una grande capillarizzazione di società sportive che si dedicano al triathlon sul territorio e anche noi della Dolomitica cominciamo con i cuccioli molto piccoli. È tutto più facile. Che consiglio posso dare a quelli che cominciano? Scegliete il triathlon per divertirvi, senza cercare il risultato subito e a tutti i costi. Come in tutti gli sport endurance, in questo caso è molto importante la costanza perché solo costruendo delle basi solide, un po’ alla volta, si potranno ottenere i miglioramenti sperati e infine i risultati”.

Nel triathlon ci sono le gare sprint sulle brevi distanze e perfino gli ultra-triathlon, gare ancora più lunghe degli Ironman. Qual è la tua distanza favorita? “C’è poco da scegliere. In questo sport la distanza segue l’età anagrafica. È un processo piuttosto naturale per cui, fino ad una certa età, si scelgono le distanze corte e più veloci mentre, invecchiando, si finisce per privilegiare le distanze più lunghe dove serve più la resistenza atletica. Io ormai viaggio per i 41 e ho già corso una quindicina di Ironman”.

Cos’altro si potrebbe fare per far crescere il movimento del triathlon nelle nostre valli? Forse ospitare una competizione di livello?

“Ci stiamo pensando. Il Trentino è partner della Federazione e abbiamo fatto delle riunioni sull’argomento. Il problema ovviamente è che dalle nostre parti non c’è un lago dove organizzare la prova di nuoto ma possiamo trovare anche altre soluzioni: una partenza da Baselga di Pinè, un duathlon (cioè una gara sui generis solo con corsa e bici) o un Winter Triathlon (mtb e running sulla neve, oltre allo scialpinismo). Stanno nascendo anche gare con formule diverse che potrebbero rivelarsi interessanti. Peraltro quando tra poco tempo smetterò con la attività agonistica, mi ci potrò dedicare con maggiore impegno”.

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