Lunedì 6 novembre nella sede del circolo pensionati di Cavalese si è tenuto un incontro per ricordare la fondazione della sede Anffas Trentino di Cavalese (6 novembre 1973). Nel 50esimo anniversario ha così incontrati incontrato familiari ospiti e amici volontari per celebrare questa importante ricorrenza dei servi Anffas a favore delle persone con disabilità della nostra valle.
Erano presenti Angelo, Daniela e Mariano, fra i primi ospiti dell’Anffas di Cavalese. Oltre agli ospiti di Anffas e Laboratorio sociale di Cavalese, ha partecipato il sindaco Sergio Finato che ha ricordato l’importanza della presenza dell’associazione a Cavalese che nei molti anni di attività, attraverso l’impegno di tante persone partendo dalla signora Emma March Vanzo, fondatrice del centro e del laboratorio, ha saputo dare risposta a molteplici situazioni di bisogno.
Lo Scario Mauro Gilmozzi ha ricordato l’impegno delle precedenti amministrazioni nel favorire la crescita dell’associazione e la creazione, vent’anni fa, della sede polifunzionale di Cavalese che ha permesso l’accorpamento delle varie attività a favore delle persone con disabilità e la possibilità di dar vita alla Comunità alloggio, ad oggi residenza permanente di otto persone del nostro territorio.
Presenti anche il parroco di Predazzo don Giorgio Brolio, in rappresentanza del parroco don Albino, il presidente del laboratorio sociale di Trento Luigi Parisi, il direttore del laboratorio Fabrizio Cucchiaro, l’assistente sociale dell’area disabilità adulti Elisa Taller in rappresentanza del Servizio sociale territoriale e il consigliere provinciale di Anffas Trento Silvano Biasi. Quest’ultimo ha consegnato a Ines Vinante la Rosa Blu, simbolo dell’associazione delle famiglie, ringraziandola per l’impegno profuso a favore della crescita dei servizi e in affiancamento di mamma Emma già dai primissimi anni di attività.
Durante l’incontro è stato portato un saluto di vicinanza e di affetto da parte del professor Michele Malfer. Presenti anche l’ex direttore dell’Anffas Massimiliano Deflorian, il familiare responsabile della sede Angelo Felicetti e Marino Guarnieri che ha ricevuto il riconoscimento della Rosa Blu per aver svolto il ruolo di responsabile delle famiglie per circa quindici anni. Inoltre, sono state ricordate tre persone che hanno avviato l’attività nel 1973 nel ruolo di educatrici e che per ragione di impegni non hanno potuto partecipare: Teresa Jellici di Tesero,Giovanna Marchetto di Cavalese e Gemma Guadagnini di Predazzo. A conclusione dell’incontro c’è stato un momento conviviale con un dolce confezionato dal ristorante Le Rais di Cavalese.
I 50 anni di ANFFAS saranno celebrati anche con due eventi pubblici, in collaborazione con il Comune di Cavalese.
Il primo sarà il 16 novembre alle 20.30 al Palafiemme. Si tratta di una rappresentazione teatrale della compagnia Teatro La Ribalta – Kunst Der Vielfalt di Bolzano dal titolo “Impronte dell’Anima”. Si tratta di una toccante interpretazione delle vicende legate alla Shoah che il governo di Berlino aveva organizzato nei primi anni del terzo conflitto mondiale per debellare le persone considerate deboli e non rappresentative della razza ariana: una prova generale effettuata sulle persone con disabilità che è poi proseguita con l’eliminazione del popolo ebreo.
Il 17 novembre, al mattino, seguirà una replica alla quale sono invitati gli studenti della Rosa Bianca.
Il secondo appuntamento è previsto sabato 16 dicembre alle 20.00, sempre al Palafiemme di Cavalese. È una rappresentazione di laboratorio di teatro Sociale della compagnia I satelliti dell’Anffas di Pavia. In scena un gruppo di 22 ragazze e ragazzi con disabilità accompagnati da 8 educatori. Il gruppo è patrocinato della Fondazione De Andrè a firma Dori Ghezzi, di Via del Campo 29 Rosso e di UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – Dipartimento Pari Opportunità).
“Di amori perduti e altri splendori. Dedicato a Faber” è un omaggio per immagini, musiche, parole e corpi rivolto a tutti coloro che, per usare le stesse parole di De Andrè, “coltivano la propria diversità con dignità e coraggio, attraversando i disagi dell’emarginazione con l’unico intento di rassomigliare a se stesso”. Ogni canzone scelta per la messa in scena palpita di ricordi e celebra lo speciale gemellaggio artistico ed esistenziale che da tanti anni lega Pavia a De Andrè e alla sua Genova, cercando nei “caruggi” le tracce di tutti quei personaggi che ci sembra di conoscere da sempre e che sono ormai parte dell’immaginario poetico collettivo.