Appartamenti vuoti

Dallo Speciale Abitare dell’Avisio di maggio diamo voce ai 7000 proprietari di alloggi turistici trentini,  un settore che copre un quarto delle presenze e che finora non è stato coinvolto da nessun ristoro.

 

I proprietari di alloggi turistici trentini alzano la voce. Al termine di una stagione invernale che ha visto i loro appartamenti rimanere vuoti per assenza di villeggianti, la categoria ha deciso che è il momento di farsi sentire. “Al pari di altre realtà economiche, stiamo vivendo un momento particolarmente difficile a causa dell’emergenza sanitaria e della mancanza di clientela. Eppure, finora i 7.000 proprietari di appartamenti ad uso turistico iscritti al CIPAT (Codice Identificativo Provinciale Appartamenti Turistici) non hanno avuto occasione di essere ascoltati. Per questo, a fine 2020, è stato creato un comitato che si pone l’obiettivo di dare vita a una rete trentina in grado di portare avanti le istanze della categoria”, spiegano Cristina Donei e Chiara Boninsegna a nome del neonato comitato.

Un settore, quello degli alloggi turistici, che da solo copre un quarto delle presenze a livello provinciale. Basti pensare che in Trentino sono 10.883 gli alloggi turistici CIPAT. In Fiemme se ne contano 869 per 649 gestori, in Fassa 1731 con 1161 gestori. Nella valle ladina qualche anno fa è nata l’Associazione Appartamenti Val di Fassa, che propone ai suoi quasi 200 soci attività di formazione su temi quali la privacy, l’assicurazione, il fisco… L’ufficialità di questo gruppo ha permesso agli appartamentisti fassani di avere voce all’interno dell’Apt, mentre in Fiemme l’assenza di un punto di riferimento ufficiale ha fatto sì che la categoria non abbia nessuna rappresentanza nell’Azienda di Promozione Turistica. Negli anni scorsi era nato un tavolo di lavoro per orientare listini e individuare le problematiche comuni, ma tutto si è concluso in un nulla di fatto.

Per evitare che le istanze della categoria rimangano inascoltate, il Comitato invita i proprietari di alloggi turistici a entrare in contatto con i referenti territoriali (Chiara Boninsegna 333 9112193, ch.boninsegna@gmail.com; per Fassa Alessia Deflorian 348 7629114): “La speranza è quella di riuscire a creare un gruppo permanente per tenere alta l’attenzione su una categoria economica che ha sempre più peso”, ribadiscono Boninsegna e Donei. “Unirci è fondamentale per poterci presentare alle autorità e avere non solo accreditamento ma anche credibilità. La categoria è stata pesantemente colpita da questa situazione, anche se non siamo stati coinvolti dai ristori e abbiamo continuato a pagare IMIS e TARI su immobili di fatto inutilizzati. Non si tratta però esclusivamente di una questione economica; vogliamo che l’extralberghiero venga ascoltato in funzione del peso sempre maggiore che ha”.

Viene da chiedersi se questo stop forzato agli affitti turistici, non sbloccherà alcuni appartamenti per locazioni residenziali, che in molti paesi di Fiemme e Fassa sono un vero e proprio miraggio. “Molto difficilmente assisteremo a questo tipo di passaggio – ritengono Boninsegna e Donei -. Le tipologie di alloggio sono differenti e soprattutto è troppo diversa la rendita economica. Chi ha investito nell’immobiliare, difficilmente riesce a rientrare rapidamente nelle spese con gli affitti residenziali”.

L’epidemia sanitaria ha peraltro ampliato la clientela turistica che preferisce l’appartamento all’albergo: “La maggior autonomia e la disponibilità di spazi a proprio esclusivo utilizzo si sono rivelati punti di forza la scorsa estate, quando in molti hanno scelto la vacanza in montagna e tanti nuovi ospiti hanno preferito gli appartamenti”.

Dopo una stagione estiva che aveva risollevato gli umori della categoria, l’inverno ha di nuovo spento l’entusiasmo. Per molte famiglie è venuta meno un’importante integrazione al reddito, per alcuni addirittura la fonte principale di sostegno economico. La storia di Marcella Dagostin di Carano è esemplificativa delle difficoltà affrontate da molti in questo momento: “Io e mia sorella abbiamo deciso qualche anno fa di ristrutturare la casa natale di nostra mamma, ricavandone alcuni alloggi turistici. Abbiamo iniziato ad affittare a gennaio 2019 e proprio quando iniziavamo ad ingranare, abbiamo dovuto fermarci per il lockdown di marzo 2020. L’estate è andata molto bene, ma questo nuovo prolungato stop invernale non ci voleva proprio. Economicamente, con il mutuo sulle spalle, è stato un disastro”, racconta. A voler a tutti i costi continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno, qualche segnale positivo si riesce comunque a trovare: “Anche con gli impianti chiusi, la gente sarebbe stata disposta a venire in montagna, ma con la chiusura delle regioni è stato impossibile spostarsi. Ho comunque diverse prenotazioni in sospeso. In molti aspettano solo che vengano riaperti i confini regionali per poter venire in vacanza, magari per pochi giorni e pure fuori stagione, ma c’è un gran desiderio di tornare a muoversi”.

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