Sono sempre più le aziende che decidono di affidarsi per la propria attività ai prodotti della multinazionale di Cupertino. Maurizio Tomè, profondo conoscitore del marchio, ne racconta l’evoluzione anche a livello locale.
In Fiemme e Fassa crescono le mele. No, nessun cambio di colture tipiche; la montagna non è ancora il luogo adatto per golden e renette. Le mele di cui stiamo parlando sono quelle famose in tutto il mondo non per il loro gusto ma per design e prestazioni. Sì, ci riferiamo alla mela morsicata, il celebre logo di Apple, uno dei simboli grafici più noti in tutti i continenti. Anche nelle valli dell’Avisio – con un notevole ritardo rispetto al resto d’Italia – i prodotti dell’azienda di Cupertino, in California, stanno conquistando mercato. Sono sempre più, infatti, le imprese e i privati che scelgono i prodotti a marchio Apple per le loro esigenze lavorative, comunicative, grafiche e creative.
A raccontare l’evoluzione del marchio in Fiemme e Fassa è Maurizio Tomè, art director milanese, da tempo residente a Masi di Cavalese. Lui, è proprio il caso di dirlo, è cresciuto insieme ad Apple. Anagraficamente e professionalmente: “Fin dai miei esordi lavorativi, la mia vita si è intrecciata ai computer Macintosh, commercializzati a partire dal 1984 con il noto sistema operativo macOS. Nel 1992, al termine del mio percorso formativo presso la Nuova Accademia di Belle Arti, ho iniziato a lavorare per un’agenzia di pubblicità internazionale, dove ho avuto la fortuna di imparare ad utilizzare una macchina Macintosh che per l’epoca era davvero all’avanguardia”.
Per Maurizio è stato amore a prima vista: “Ho ammirato fin da subito questa azienda che metteva – e continua mettere – tanta cura nell’estetica e nei dettagli dei suoi prodotti, il che allora era tutt’altro che scontato. Negli Anni Novanta mi sono iscritto al forum Macitynet, che fin dal 1996 è riferimento per restare aggiornati sul mondo Apple e punto di confronto tra appassionati. Grazie a questa testata ho iniziato a girare l’Italia a fotografare le inaugurazioni dei nuovi Apple Store, che allora spuntavano come funghi. Tra il 2008 e il 2015 ho potuto seguire ben sette eventi inaugurali che mi hanno permesso di incontrare anche i manager dell’azienda, tra cui Angela Ahrendts, una delle 15 donne più influenti al mondo”.
“Stay hungry, stay foolish”, siate affamati, siate folli. È in questa famosissima citazione di Steve Jobs – fondatore di Apple nel 1976 insieme a Steve Wozniak – che sta l’essenza dell’azienda statunitense. Pronunciata nel 2005 all’interno di un discorso all’Università di Stanford, racchiude in poche parole la capacità visionaria – addirittura al limite del fantascientifico in alcune fasi di crescita di Apple – che ha portato Jobs da un garage californiano al mercato globale. “Dal punto di vista tecnico e informatico Wozniak era sicuramente il più forte tra i due – racconta Tomè -, ma Jobs era davvero un genio del marketing: un grande imprenditore capace di circondarsi delle persone giuste e di capire quali idee sarebbero potute esplodere sul mercato. Ormai diamo un sacco di cose per scontate, ma se ci pensiamo Steve Jobs è riuscito a rivoluzionare il nostro modo di comunicare e di usufruire di musica, libri, servizi e schermi”. Mentre Tomè racconta la storia di Jobs, viene da pensare che senza dubbio il fondatore di Apple ha vissuto affamato – di sogni da trasformare in realtà – e folle, come solo i geni sanno essere.
Oggi ad Apple non ci sono più né Jobs, scomparso nel 2011, né Wozniak, ma l’azienda continua a volare alto e a guardare oltre: “Sono certo che tra 50 anni Apple sarà ancora sul mercato, anche in settori nuovi e alternativi a quelli attuali come, per esempio, quello automobilistico o sanitario. Senza dubbio continuerà ad essere protagonista”.
Un’azienda che ha stravolto – e non è un’esagerazione – il mondo non può lasciare indifferenti. “Di fronte al nome Apple ci creano due schieramenti. C’è chi ama incondizionatamente il marchio e i suoi prodotti per l’estetica, per la caratteristica – ancora unica – di hardware e software che lavorano insieme, per la facilità d’utilizzo e per la sicurezza. Ma c’è anche chi non ama la chiusura di questo ecosistema informatico che si completa da solo e che quindi difficilmente si integra con dispositivi di altre marche”. Se Oscar Wilde aveva ragione quando diceva “parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli”, allora l’azienda da questo punto di vista ha davvero fatto centro.
In Fiemme e Fassa l’interesse verso i prodotti Mac e Apple è arrivato con notevole ritardo rispetto al resto d’Italia: “Credo siano stati i prodotti di telefonia a fare da traino anche verso i computer – sostiene Tomè -. Ci sono state, naturalmente, aziende pioniere, tra cui Publinord, che impagina L’Avisio su Mac quasi dalla sua nascita, ma è solo negli ultimi anni che questo marchio è diventato di moda anche da noi. A convincere diverse aziende a passare ad Apple è stata prima di tutto la questione della sicurezza, visto che difficilmente un prodotto Mac è colpito da virus e attacchi informatici, con conseguente protezione anche dei dati. Inoltre, si tratti di prodotti con una vita media più lunga e un conseguente valore maggiore in caso di rivendita. Anche il design accattivante gioca il suo ruolo in questa crescita. Infine, va tenuto presente che il logo della mela morsicata oggi fa tendenza, il che funge da richiamo soprattutto per i giovani.”. In valle rimane però ancora una lacuna: “Manca un centro di assistenza per telefoni e computer di questo marchio; è necessario andare fino a Trento o a Bolzano”, dice Tomè, che negli anni ha imparato a conoscere i prodotti Apple anche da un punto di vista tecnico, dando una mano ad alcune aziende nella gestione dei dispositivi del marchio e diventando un punto di riferimento per tanti appassionati della zona. “Sono sicuro – conclude – che ormai in Fiemme e Fassa la richiesta di assistenza per i prodotti Apple sarebbe sufficiente a garantire lavoro a chi avesse voglia di investire in un’attività di questo tipo”. Chissà che qualcuno non ci pensi e non colga la palla al balzo. O meglio, per restare in tema, che qualcuno non decida di cogliere la mela e di morderla!
Monica Gabrielli