Il torneo di tennis di Rovereto ha preso il via. A giocarsi il titolo del Challenger della città della Quercia sono arrivati atleti da ogni dove, compresa una pattuglia agguerritissima di italiani.
Molti gli spettatori presenti al circolo tennis della Baldresca. Già alle qualificazione ci siamo gustati l’alto livello dei partecipanti e l’entusiasmo degli appassionati.
Abbiamo chiesto a Marco Fermi, direttore del torneo, quali sono le prospettive di questa manifestazione internazionale e gli obiettivi che ci si è dati per gli anni a venire.
“L’intenzione è certamente la riconferma del torneo di Rovereto per il prossimo anno. Diciamo pure che l’obiettivo dovrebbe essere già acquisito”.
Trento ed in particolare il circolo dell’Ata Battisti come si pone in prospettiva 2024.
“Stiamo già confrontandoci con loro per trovare una collocazione che permetta di avere due tornei uno di seguito all’altro. Se riusciremo a raggiungere questo risultato potremo avere giocatori che raggiungono il Trentino per rimanerci per due settimane. La Badresca è pronta, all’Ata Battisti mancano alcuni elementi strutturali che stiamo cercando di risolvere al più presto”.
Si è vociferato anche di un torneo ATP 250.
“Una ipotesi difficile ma non peregrina”.
Ed un torneo femminile?
“L’obiettivo desiderato è certamente per un torneo maschile che ha un appeal decisamente maggiore”.
Parliamo un attimo di arbitraggi. Abbiamo notato alcuni errori del giudice di sedia. La palla viaggia velocissima e nel servizio è a volte difficilissimo essere certi di dove la palla sia atterrata.
“Stiamo cercando una soluzione. Nel mondo vi sono solo due o tre aziende che garantiscono un “occhio di falco” incontestabile. Inoltre le aziende produttrici di questi sistemi tecnologici molto sofisticati devono poi essere validate dalla Federazione. Abbiamo avuto abboccamenti ed anche la promessa di fare degli esperimenti con loro ma, ad ora, non siamo ancora riusciti ad arrivare al dunque. Ciò che sappiamo è il prezzo che si aggira attorno ai 20/25 mila euro a campo e nel nostro caso vi sarebbe la necessità di avere almeno due campi coperti dal sistema. Una cifra, questa, per ora inavvicinabile”.
Foto: Il roveretano Giovanni Oradini al Challenger di Rovereto