Scusate se i nostri pensieri sono ancora lì, fra i Dossi di Cavalese e i prati di Masi, ma l’ospedale di Fiemme in questi giorni è il tema che domina il dibattito nelle valli dell’Avisio, se si eccettua quello sciagurato caccia che alle 11 del mattino ha fatto tremare ancora una volta i vetri e, soprattutto, la pazienza dei fiemmesi.
Non è tuttavia per entrare nel merito della scelta tecnica fra la proposta di project financing della Mak per costruire un nuovo ospedale a Masi in alternativa alla realizzazione del progetto già previsto nell’attuale sito dell’ospedale. Né per commentare il disdicevole e colpevole silenzio di quegli amministratori locali che mentre sui social si discuteva Masi sì, Masi no, si tenevano nel cassetto per un anno i progetti del nuovo ospedale. Anche se sarebbe interessante capire quanti di quegli amministratori che ora fanno gli gnorri fossero a conoscenza della proposta di una cittadella della salute in quel di Masi, oltre allo Scario della Magnifica Comunità, al “capro espiatorio” Giovanni Zanon e chissà chi altri.
C’è un altro aspetto della vicenda che mi ha colpito in questi giorni seguendo la stampa e i social: l’ennesima verifica di come faccia presto a cambiare il vento della politica. Tre anni fa sull’ospedale di Cavalese (anzi solo sul punto nascite) la Lega ha costruito il suo successo elettorale portando a Trento ben due consiglieri provinciali di Fiemme e Fassa (e sfiorando il terzo). Ora Fugatti si trova attaccato su tutti i fronti, anche dai suoi amici/nemici di Fratelli d’Italia, con Cia che a Cavalese raccoglie firme per sostenere che non c’è altra soluzione che la ricostruzione dell’ospedale sull’attuale sito, e a Trento vota contro una risoluzione che chiede la medesima cosa, ovvero che si vada avanti con il progetto Morosini. Mah!
Intanto tutta l’opposizione di centrosinistra, compreso l’ex assessore alla sanità Luca Zeni (quello che s’era beccato gli strali per la chiusura del punto nascite) Onda Civica, Patt, M5S e Mauro Gilmozzi (ma non Piero Degodenz che da tempo per via delle Olimpiadi flirta un po’ con Fugatti e che sta lì in mezzo fra color che son sospesi fra via Dossi e il vivaio di Masi) si sono ritrovati assieme sia a Cavalese con tanta foto di rito, sia in piazza Dante a Trento (Gilmozzi escluso ovviamente), alcuni dall’altra parte della barricata a contestare le scelte in materia di sanità dell’attuale giunta, altri, come Degasperi, sempre dalla stessa.
Fugatti, tuttavia, a differenza del centrosinistra del 2018, ha dalla sua i due anni che lo separano dalle prossime elezioni provinciali e quindi, se le cose si mettessero male, avrà tempo per recuperare, semprechè, dopo il sì bipartisan di Fassa (Guglielmi e Detomas), anche i fiemmesi non si convertano all’ipotesi dell’intervento privato della Mak a Masi. A quel punto però ritornerebbe anche l’interrogativo: perché non farlo a metà strada fra Cembra e Canazei? Ovvero fra Predazzo e Ziano? Sono forse i privati che decidono dove fare gli ospedali?
E qualcuno sorride: tanto, non faranno nulla!
Francesco Morandini