Da alcuni anni ormai, la crisi energetica internazionale è diventata l’argomento principe di discussioni, incontri, analisi, valutazioni e polemiche, che hanno occupato il mondo dell’informazione e soprattutto trasformato in maniera problematica la storia dell’intero pianeta. Molteplici le cause che animano il dibattito e tra esse il riferimento principale riguarda la diffusione drammatica del Covid 19 e di una pandemia che ha travolto la vita civile ed economica, con inevitabili ripercussioni sulle famiglie e sulle imprese.
La guerra scatenata dal presidente russo Vladimir Putin contro l’Ucraina ed i suoi effetti negativi nei rapporti soprattutto con l’Europa, messa in difficoltà dalla drastica riduzione delle forniture di gas, decisa per bilanciare gli effetti delle sanzioni europee, oltre agli effetti, a volte devastanti, dei cambiamenti climatici, alla subentrata necessità di alcuni paesi di affrontare le proprie fragilità interne, all’aumento del prezzo del petrolio, ad una transizione energetica, verso fonti di energia rinnovabili (eolica e solare) non ancora del tutto condivisa, sono fattori che stanno alla base di una situazione diventata particolarmente pericolosa ed in grado di creare veri e propri squilibri a livello internazionale.
La pandemia ha ovviamente determinato un considerevole calo della domanda di carbone, petrolio e gas naturale, condizionando pesantemente molte realtà commerciali ed industriali a causa delle restrizioni imposte per far fronte alle conseguenze del Covid.
Dopo di chè, superata la crisi, la stessa domanda è cresciuta senza per altro poter essere sufficientemente soddisfatta, specialmente per quanto riguarda le forniture di gas e petrolio, determinando quindi un inevitabile aumento dei costi e dei rincari delle bollette che hanno pesantemente colpito un po’ tutti. Ne hanno sofferto, anche se in maniera diversa, tutte le nazioni del nostro continente ed in particolare l’Italia, dove, come è noto, dopo la chiusura delle centrali a carbone, sono considerevolmente aumentate le importazioni di energia elettrica.
Gli effetti, non ancora superati, della tempesta Vaia di fine ottobre 2018, e la straordinaria siccità che ha colpito anche il nostro paese nel 2022 hanno fatto il resto ed anche nel corso del 2023, dopo una primavera particolarmente piovosa, il maltempo non ha dato tregua, provocato da un sensibile, ulteriore peggioramento delle condizioni climatiche, con temporali particolarmente intensi su numerose regioni italiane (in particolare sulla Romagna), grandinate violente e ripetute, danni considerevoli alle strutture ed alle coltivazioni. Senza dimenticare purtroppo gli incendi, molti dei quali di natura dolosa, che hanno devastato migliaia di ettari di vegetazione e messo in ginocchio intere popolazioni.
Un mondo che cambia ed una situazione di emergenza che si aggrava, di fronte alla quale, per altro, la politica, a partire dall’Europa, continua a ribadire la necessità di investire nella ricerca e nell’innovazione per le fonti rinnovabili ma senza purtroppo puntare con la necessaria determinazione a delle soluzioni ampie, efficaci e convincenti.
E intanto i prezzi al consumo rimangono alti, il costo della benzina ha ripreso a crescere, specialmente in determinate occasioni, quando la richiesta sale, frutto quasi sempre di tentazioni speculative (basta vedere quanto è successo durante la scorsa stagione delle vacanze), e, per volontà della Banca Centrale Europea, aumentano i tassi di interesse, che hanno ridotto la liquidità e provocato il rialzo di ogni tipo di prestito, a breve e lungo termine, determinando la drastica riduzione del potere d’acquisto e della disponibilità finanziaria dei nuclei familiari e rallentando, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale. la crescita economica a livello globale, fino almeno alla fine del 2024.
Guardando al futuro, le prospettive non sono incoraggianti, visto che il cambiamento del clima e gli eventi meteo estremi hanno provocato quella che gli esperti definiscono “una inflazione climatica a danno dei consumatori e conseguentemente una serie di nuovi disservizi”. Il caldo estremo, alternato al maltempo, ha colpito pesantemente nei mesi scorsi molte regioni italiane, compreso il Trentino Alto Adige ed anche le valli di Fiemme e soprattutto Fassa. Secondo Consumerismo No Profit (una nuova associazione nata per proteggere i consumatori), “il cambiamento climatico impatta sulle risorse e sull’agricoltura, sulle infrastrutture e sulla produzione di energia, comportando un aumento dei costi generali in termini di adattamento, produzioni, riparazione e ricostruzione, che a sua volta influenza i prezzi dei beni e dei servizi offerti al pubblico. Perfino i prezzi di alcuni servizi essenziali come voli, treni, forniture di acqua, gas ed elettricità sono fortemente soggetti ad eventi estremi di questa natura”.
Previsioni quindi non confortanti, anche se, per il gas, è emersa l’intenzione governativa di cambiare la politica energetica nazionale, valorizzando l’opportunità di utilizzare di più e meglio i giacimenti di gas dei nostri territori, per diventare così meno dipendenti dalla forniture estere. Ma intanto cresce sempre più la volontà di puntare in futuro alla valorizzazione delle fonti rinnovabili.
Per quanto poi riguarda la trasparenza dei prezzi praticati al consumo dei carburanti, le Fiamme Gialle hanno notevolmente incrementate le verifiche, con l’obiettivo di arginare i comportamenti illeciti. Servirà? Ai posteri l’ardua sentenza.
Nel frattempo si continua a parlare di energia nucleare la quale, accanto ad aspetti positivi dal punto di vista della produzione energetica, propone anche non pochi interrogativi, pur nella consapevolezza che questa sembra essere quasi una strada obbligata. Tenuto conto delle recenti scoperte americane in tema di fusione nucleare, ancora a livello di tecnologia sperimentale ma che, stando al parere degli esperti, pare destinata a ridimensionare o addirittura bloccare il cambiamento climatico. Conferme in questo senso sono venute anche recentemente, dopo gli ultimi esperimenti realizzati negli Stati Uniti lo scorso mese di agosto, ma la strada è ancora lunga e intanto il gas russo, il petrolio dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi e dell’Iran ed il carbone del Sudafrica continuano a dominare i mercati mondiali, con soprattutto l’Europa destinata a soffrire ancora per molto tempo il costo dell’energia tradizionale.
Mario Felicetti