Oggi è il Dantedì, la giornata dedicata al Sommo Poeta, di cui quest’anno si celebra il settecentesimo anniversario della morte. Stamattina, mentre leggevo un articolo al riguardo, mi sono fermata a pensare a quanto questa epidemia abbia influito anche sul nostro modo di fruire della cultura.
Fortunatamente biblioteche e librerie, a differenza di quanto avvenuto durante il lockdown, sono rimaste aperte nonostante la zona rossa. Finalmente si è riconosciuto il ruolo dei libri, che sono davvero un bene di prima necessità. Senza, il tempo trascorso in casa sarebbe ancora più difficile. Con i libri possiamo uscire da questo appartamento e volare ovunque.
Ma il resto? Noi da un anno non andiamo al cinema né a teatro. Da quest’estate non entriamo in un museo. Certo, Internet offre una miriade di possibilità. La disponibilità di film online è ormai infinita. Si può assistere a spettacoli teatrali e concerti in streaming; si possono visitare virtualmente mostre ed esposizioni. Validi surrogati, senza dubbio. Ma surrogati restano. Manca, infatti, l’emozione che solo la fruizione dal vivo riesce a garantire. L‘attesa dello spegnersi delle luci, il silenzio che scende in sala, l’applauso finale. Gli occhi che si velano di commozione per una canzone, un quadro, una poesia recitata. Quei brividi unici che l’arte sa suscitare.
Intanto ci affidiamo ai libri, sperando davvero di tornare presto a vivere dal vivo la cultura e a poterla condividere. Ne abbiamo bisogno per riempire la nostra vita di quella bellezza che secondo Dostoevskij salverà il mondo. Io non lo so se basterà la bellezza a salvare il mondo, ma so per certo che salverà noi.