Funghi per il buon umore

Pubblicato nel 2013

Da cercatrice di fughi a micologa: una passione che negli anni è diventata un servizio alla comunità. La predazzana Elsa Danzi è un volto conosciuto non solo tra i valligiani, ma anche tra i tanti turisti che negli anni si sono rivolti a lei per avere la certezza che i funghi raccolti fossero commestibili.

«Il servizio degli sportelli micologici è nato non solo con lo scopo di evitare intossicazioni, eliminando dai cestini i funghi velenosi, ma soprattutto come punto di informazione ed educazione alla raccolta, per far capire che bisogna prendere soltanto i funghi che si conoscono bene, lasciando nel bosco tutti gli altri», spiega Elsa.

Lo sportello micologico anche quest’anno sarà aperto da luglio a settembre lunedì, mercoledì e venerdì in municipio a Predazzo, martedì, giovedì e sabato all’Apt di Cavalese, con orario: 17.30-18.30.

Elsa ha cominciato a raccogliere funghi fin da bambina, in compagnia di uno zio. «Erano tempi in cui si prendeva ciò che la natura regalava: nel bosco si raccoglievano i mirtilli per la marmellata, la legna e i funghi, che però allora non erano considerati un cibo di lusso. Non c’erano ancora i limiti di peso, ma ci si autolimitava ugualmente, perché si pensava che i funghi avessero bisogno di una settimana per ricrescere, mentre oggi si sa che bastano poche ore, con le giuste condizioni».

Tradizionalmente si raccoglievano solo finferli e porcini (“brise” in dialetto): «Questi boschi offrono però un’ampia varietà di funghi commestibili: russole, pholiote, mazze da tamburo, fungo del sangue, fungo del pane, finferle, morette, prataioli, imbutini. Per chi non è esperto è comunque facile scambiare specie commestibili con altre velenose. Quindi, raccogliere solo ciò che si conosce e poi chiedere conferma a un esperto, ma mai fidarsi del parere di qualche passante o di un altro raccoglitore», sottolinea l’esperta.

Eurotrentina

Dalle passeggiate con la famiglia, Elsa ha cominciato ad approfondire la conoscenza dei funghi, iscrivendosi al gruppo micologico valligiano “G.A. Scopoli”, con sede a Cavalese, di cui ora è presidente. Nel 1989 ha frequentato un corso di ispettore micologo con Bruno Cetto, ingegnere trentino considerato uno dei massimi esperti italiani del settore, per poi diventare una dei primi micologi della provincia di Trento nel 1996, quando, a fronte di numerosi casi di avvelenamento da funghi, questa figura fu introdotta per legge.

«Oltre agli sportelli micologici, anche le mostre sono importanti per fare prevenzione e per mostrare concretamente quanto sia facile fare confusione con i funghi. Quest’estate ne faremo una il 17 e il 18 agosto al chiostro dei frati francescani di Cavalese». Altri appuntamenti, incluse escursioni guidate, sono in programma per luglio e agosto: per informazioni, contattare le Apt.

Elsa da qualche anno ha messo al servizio degli altri la sua passione per i funghi, ma da sempre le mette a disposizione di familiare e amici… in cucina! Perché, alla soddisfazione del trovare un fungo nel bosco, si aggiunge il piacere del palato quando si gusta un piatto preparato con uno dei tanti funghi commestibili che regalano i boschi di Fiemme.

Ecco, qualche consiglio della micologa ai fornelli: «Ottimo il misto funghi con la polenta, così come il tradizionale risotto. Ma suggerisco di provare anche le tagliatelle, condite con un sugo di funghi trifolati con aglio e prezzemolo, senza aggiunta di panna o pomodoro. Buonissime anche le cotolette di mazze da tamburo, fungo che quando è ancora chiuso, può essere aggiunto al misto o al risotto».

Attenzione però alla cottura e a non esagerare con le porzioni: «La cottura ideale e sicura per i funghi è di una mezz’ora. Lasciarli sul fuoco per più tempo, come si faceva una volta, può renderli duri e indigesti. É comunque importante che siano sempre ben cotti (anche se fatti alla piastra). Meglio anche evitare di mangiarne troppi e per più pasti consecutivi, per lasciare al fegato il tempo di smaltirli. Da ricordare che i funghi non vanno dati ai bambini prima dei tre anni».

Mentre parla, Elsa non nasconde l’emozione che ancora oggi le regala ogni fungo che trova: «Andare a funghi, così come passeggiare nel bosco o in un prato, regala sensazioni uniche. Una camminata in mezzo agli alberi, godendosi il silenzio e la pace del bosco, è una vera e propria terapia per il buon umore», conclude.

dentelin.eu
Facebook
Twitter
WhatsApp
Email