Pubblicato nel 2019
Ennio Cavada, quest’anno, celebra il suo cinquantesimo anno di attività di barbiere. Un mestiere che sta scomparendo e che salvo rare eccezioni, si è trasformato e ha addirittura cambiato il nome nell’elenco dei mestieri; da barbiere ad acconciatore.
Ennio, orgoglioso del suo lavoro, ci racconta che ha cominciato nel 1966. Prima, come molti ragazzi a quel tempo, andava a far cassette, ma poi una sorta di vocazione lo ha portato a chiedere un apprendistato ad un barbiere. Il percorso è stato più breve del previsto perché la passione per questo mestiere lo ha spinto a fare del suo meglio.
Ancora prima della chiamata alla naja, Ennio ha aperto bottega a Molina. La sua assenza però, mise subito in allarme il paese e per questo gli allora sindaco Zancanella e il maresciallo dei Carabinieri Garro, intercedettero con i generali degli Alpini, affinché facessero tornare ogni fine settimana Ennio al suo negozio. La richiesta venne accolta ed Ennio, anziché tornare dalla morosa o dagli amici, tornava nella sua bottega. “Fu una fortuna” dice Ennio. Finito il servizio militare, il barbiere di Molina tornò alla sua attività a tempo pieno, nella sua piccola bottega, che è la stessa da cinquant’anni, (anche grazie ai proprietari dell’immobile che da mezzo secolo la concedono in affitto ad Ennio), il quale nutre per loro un’immensa gratitudine.
Negli anni però, il lavoro è cambiato tantissimo, “purtroppo in peggio” ci racconta con rammarico. “Professionalmente non c’è più apprendistato, è tutto all’opposto di come mi hanno insegnato. Una volta tagliare i capelli era una forma d’arte. Oggi ci sono solo le mode, i rasoi elettrici hanno preso il posto delle forbici, una volta il cliente era soddisfatto quando usciva pettinato ed in ordine”.
Ennio non segue le mode, si definisce un barbiere alla texana, i suoi attrezzi sono forbice e lametta, come una volta. Al muro c’è ancora la cinghia per limarla. “Il barbiere è una figura di riferimento per molti uomini. La gente vuole sentirsi ascoltata e parlare liberamente. Qui non si cercano pettegolezzi, ma consigli e momenti di confidenza. Il barbiere è un po’ uno psicologo, ma mentre ti ascolta ti fa barba e capelli. E di tanto in tanto qualcuno torna a ringraziare per quel consiglio e per dimostrarti la sua fiducia”.
È un mestiere dove non si può essere musoni e ci vuole anche molta cultura. Di qui passano persone diverse fra loro, “se viene il cacciatore, parli di caccia, se viene lo sportivo, parli di ciclismo”. E soprattutto “devi capire se quella persona ha voglia di chiacchierare oppure no”.
Ennio si sente ancora un giovincello, si accorge del tempo che passa solo per via dell’anniversario della sua attività, la più longeva del comune di Castello Molina. Spesso, vedendolo così spensierato, la gente gli chiede se non ha problemi, ma lui risponde che i problemi ce li hanno tutti ma non ci si può farsi prendere dalle difficoltà e perdere il sorriso. Mentre ci racconta tutte queste cose, parla con i suoi clienti, scherza con loro e si interessa realmente di come vanno le loro giornate. Si vede davvero una immensa dedizione e spontaneità nel suo modo di lavorare.
Per vent’anni Ennio è stato anche membro del direttivo dell’Associazione Artigiani e delegato comprensoriale. Negli ultimi cinque anni ha avuto anche il mandato presso l’assemblea provinciale, portando la sua esperienza di piccolo artigiano di valle anche tra i grandi. “Sono molto grato per la fiducia che mi è stata accordata, penso di essere stato scelto anche perché non ho peli sulla lingua e dico sempre quello che penso”. La schiettezza paga.
Ennio ha anche una grande passione per la scrittura, quella autentica, ancora con carta e penna. Spesso esprime le sue opinioni anche in merito a questioni pubbliche, come nel proporre un nome per il nuovo polo scolastico di Molina, argomentando con passione ed onestà le sue scelte. Con orgoglio ci mostra la sua corrispondenza.
“Ogni artigiano è un artista, apprezzo ogni lavoro manuale, curato e fatto con impegno. Qualche anno fa ho ereditato delle attrezzature da ciabattino ed ho cominciato così ad aggiustare scarpe, vuoi per necessità o vuoi per passione, tutto ciò che richiede un impegno manuale mi affascina”.
Tra una chiacchera e l’altra, in orario di apertura, nella piccola ma accogliente bottega, passano clienti giovani e meno giovani, Ennio con la forbice è un maestro, rapido e preciso, sembra quasi che le sue mani danzino sopra le teste. Il tempo è scandito da una pendola appesa alla parete, come qualche vecchia fotografia. Sul tavolino, il Guerrin Sportivo e la rivista del comune di Castello Molina. E gli attrezzi del mestiere riposti con ordine che ricordano un po’ una bottega dei film western, come un vero barbiere alla texana.
Sara Bonelli
