Filmfestival day to day: Giorno 6 – Gli Inuit, l’Himalaya e le mucche sul tetto

Devo dire che la giornata di ieri al Filmfestival della montagna è stata particolarmente interessante. I tre film clou che abbiamo scelto di vedere non ci hanno deluso. Tutt’altro.

Le tre proiezioni sono state accomunate, in modo e diverso, da un moto di speranza che viene dalle nuove generazioni. Dai giovani inuit groenlandesi alle prese con le sedute di psicodramma per superare l’alcolismo e i suicidi di amici e parenti. Alla giovane 17enne del Kashmir che deve affrontare un avventuroso viaggio di 5 giorni per andare a scuola, all’allevatore Fabiano che sorride al figlio appena nato nonostante il pesante fardello che si porta in spalla.

Il regista Francesco Catarinolo e il produttore Gianluca De Angelis di “La casa rossa” dopo aver ricevuto ieri il Premio Lizard – Viaggio e avventura, sono tornati in sala oggi per vedersi consegnare il Premio Solidarietà Cassa Di Trento.

Il Premio è istituito dalla Cassa di Trento per l’opera che meglio sappia interpretare le situazioni di povertà, ingiustizia, emarginazione ed isolamento sociale che, nella solidarietà e nell’aiuto reciproco, possano trovare riscatto, come avvenne alle origini del movimento cooperativo nelle vallate e nelle montagne del Trentino.

Protagonista del film Robert Peroni, alpinistica ed esploratore altoatesino, il quale, dopo aver esplorato nel 1973 la Groenlandia orientale, dove vive la popolazione degli Inuit, civiltà millenaria privata nel corso del tempo della principale forma di sostentamento economico: la caccia alla foca, ritorna e si stabilisce fondando un rifugio che offre lavoro e un’opportunità di rivalsa per un popolo colpito dalla piaga dell’alcolismo, con un tasso altissimo di depressioni e suicidi e senza prospettive concrete di conciliare la cultura tradizionale dei vecchi cacciatori inuit, che vivevano nelle grotte, con la modernità delle case in legno costruite dai danesi

Un quadro descritto con cruda realtà dallo stesso regista che ha raccontato anche le difficoltà di girare con le immagini in TV dell’Italia in piena pandemia (primavera 2020) e il rifiuto di molti indigeni a lavorare con la troupe italiana.

“Chaddr – a river betwen us”, (sotto di noi il fiume) di Minsu Park, una produzione tedesca di 88 minuti, ci ha raccontato il viaggio di una ragazza di 17 anni dal suo villaggio nel cuore dell’Himalaya per raggiungere la scuola assieme al padre. 5 giorni camminando pericolosamente sul ghiaccio di un fiume o arrampicandosi sulle pareti laterali.

Dolcissimo, a mio modo di vedere, “Anche le mucche danzeranno sul tetto”, di Aldo Gugolz, girato nel Canton Ticino. Una storia non agiografica, né dolente, delle difficoltà di un alpeggiatore pieno di debiti a condurre una malga fatiscente, con alle spalle un’improbabile famiglia hippie, un’adolescenza segnata dalla tossicodipendenza, col formaggio di capra che nessuno più compra, con un’ombra che lo perseguita (la morte sospetta di un pastore macedone che lavorava in nero per lui) e un figlio in arrivo. Un quadro apparentemente tragico che ci restituisce invece una famiglia tutto sommato felice, nonostante le preoccupazioni iniziali per il futuro del bambino, di vivere “nel miglior posto per far crescere un figlio”, e in perfetta sintonia con gli animali (la scena di Eva che si commuove abbracciando i propri animali prima di scendere a valle per partorire, dice più di tutte le parole del film).

 

 

 

 

Facebook
Twitter
WhatsApp
Email