La tela di Franca

Pubblicato nel 2014

È la custode di un sapere antico. Ma non ne è gelosa. Anzi, è disposta a insegnare a chiunque voglia imparare, l’arte della tessitura. Nell’epoca dei telai computerizzati capaci di produrre in poco tempo migliaia di tele tutte perfette, ma tutte identiche, scoprire un telaio in legno del 1956 ancora funzionante, in una casa di Tesero, ha il sapore di un ritorno al passato. Ma Franca Vanzetta, 67 anni, è convinta che la tessitura a mano abbia ancora un futuro. Lei tesse da quando aveva quindici anni: non ha mai trasformato la sua passione in una vera e propria attività imprenditoriale, ma non ha mai smesso di creare tende, tappeti, lenzuola per la sua famiglia, per gli amici e per coloro che ancora sanno apprezzare il valore di un lavoro artigianale.

Franca ha imparato a usare il telaio nella scuola di tessitura di Tesero, fondata nel 1938 dall’allora podestà di Cavalese Angelo Betta e da Fulvia Piazzi, con l’obiettivo di insegnare un mestiere alle giovani in modo da non costringerle ad andare nelle città a lavorare come inservienti domestiche. All’epoca in Val di Fiemme c’erano tante pecore, quindi la lana non mancava. Alle ragazze veniva insegnato a filarla e a lavorarla. Quando Franca si è iscritta alla scuola, nel 1962, le allieve erano 13: avevano molte richieste di lavoro e in estate presentavano le loro creazioni alle mostre dell’artigianato locali, ma anche a Firenze e a Milano. Le ragazze percorrevano a piedi la Val di Fassa per portare negli hotel i depliant con i loro prodotti: tende in lino e canapa, tappeti, scialli, scarpe, lenzuola, copriletto, stoffe mezzalana.

«La scuola, che si trovava nell’attuale Casa della Cultura, possedeva anche un follatore, un macchinario che serviva per lavorare la stoffa utilizzata per giacche e cappotti. Ricordo che in inverno lavavamo la lana nelle fontane, per poi lasciarla asciugare e rilavarla con soda e sapone, dopo averla filata, in grandi paioli che tenevamo in cantina».

Eurotrentina

All’inizio degli anni Settanta cominciarono a mancare le iscrizioni: «Si vendeva meno, alcune ragazze preferivano lavorare nel settore industriale e l’allora sindaco aveva fatto un appello alle donne affinché restassero a casa, a occuparsi della famiglia. In poco tempo siamo rimaste in tre: abbiamo rilevato i telati della scuola e continuato l’attività per conto nostro. Poi per varie ragioni sono rimasta sola: ho continuato a tessere, ma non ho potuto portare avanti una vera e propria attività».

Le sue creazioni però sono molto richieste: recenti le tende per il Comune di Tesero e quelle per l’assessorato provinciale alla solidarietà, ricamate con i loghi dei due enti. Franca collabora con il museo etnografico di San Michele, con l’ecomuseo di Pejo, partecipa a manifestazioni e rievocazioni.

E da una decina di anni tiene corsi nelle scuole: «Con La Rosa Bianca abbiamo fatto un progetto di semina, raccolta e tessitura del lino ad Anterivo. Ho tenuto lezioni ad adulti e, con piccoli telai anche fai da te, alle elementari e medie, ricavando dall’entusiasmo e dalla curiosità dei bambini molta gioia».

Ultimamente Franca ha riscoperto un’altra arte, anche questa tramandata per secoli, le creazioni con le foglie di granoturco. Il suo sogno? «Trovare qualcuno desideroso di iniziare un’attività di tessitura: è vero, è un lavoro faticoso, che richiede tempo, pazienza, precisione, ma anche fantasia e creatività. La concorrenza dei telai automatizzati è forte. Ma ci sono ancora molte persone capaci di riconoscere e pagare il valore di un lavoro artigianale. Io sono pronta a insegnare tutto ciò che ho imparato in oltre cinquant’anni passati al telaio».

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