Il Südtirol calcio è in serie B. Il traguardo è storico ed ha, comprensibilmente, galvanizzato il mondo sportivo alto atesino che si prepara, nel nuovo stadio Druso di Bolzano, ad un prossimo campionato ricco di adrenalina e grande partecipazione popolare.
Tutta la Società ha contribuito al raggiungimento di questo traguardo, una società all’avanguardia nell’organizzazione dell’attività agonistica e che investe, come pochissimi Club italiani, moltissime risorse nel settore giovanile.
Tra i molti meriti del Sudtirol, vi è anche quello di aver saputo valorizzare un giocatore come Giacomo Poluzzi, il super-portiere emiliano che quest’anno ha “ sbriciolato” ogni record di imbattibilità della sua porta, non solo a livello italiano, ma anche a livello internazionale.
Alcuni cenni biografici : Giacomo Poluzzi ha 34 anni, 2 figli ed arriva dell’Emilia.
Come è maturata questa scelta di “sbarcare” in Alto Adige?
Sono stato contattato due anni fa e mi è stato proposto di trasferirmi in una terra che già conoscevo abbastanza bene poiché venivo da anni, con la mia famiglia, a Colfosco in Badia a fare una settimana sulla neve.
Sei soddisfatto della tua scelta?
Assolutamente.
Una periodo di grande gioia da parte degli appassionati che vi accompagnerà e sosterrà ancor di più nel prossimo futuro.
In questi due anni ho notato una costante crescita di partecipazione degli appassionati che è certamente una base importante per costruire un percorso di ulteriore miglioramento che sia solido e duraturo nel tempo.
Negli ultimi anni vi è la tendenza nel calcio a proporre un portiere che partecipa maggiormente al gioco. Sei anche tu un portiere-giocatore?
SI, il portiere sta diventando un giocatore a tutto tondo sia nella costruzione difensiva che in quella offensiva. Io cerco di adattarmi a quelle che sono le nuove tendenze del gioco del calcio in base, naturalmente, a quelle che sono le richieste del mio allenatore.
Quali sono i tuoi maggiori pregi: il colpo d’occhio, il timing, la posizione o la regia della difesa ?
Tutte queste doti forse no, altrimenti sarei in serie A, ma l’aspetto emotivo e la mia determinazione è quella che mi ha aiutato di più. Inoltre avendo 34 anni ed una certa esperienza riesco a leggere per tempo l’evoluzione delle varie fasi all’interno di una partita.
So che pratichi il buddismo. La “meditazione” ti è stata di aiuto nel raggiungimento di questi tuoi traguardi?
Ho iniziato 7 anni fa a seguito di un lutto famigliare. Persi mio padre e di li a poco un mio compagno di squadra me ne parlò. La pratica buddista mi ha molto aiutato in quella circostanza e anche oggi mi accompagna e mi fortifica. Il buddismo mi ha permesso di vedere gli ostacoli e le difficoltà come opportunità di crescita invece che come delle limitazioni.
Foto: Timeout channel