Pubblicato nel 2018
Per gli abitanti di Carano è un’istituzione, una sorta di custode del tempo. Giovanni Delvai dalla fine degli anni ’80 si occupa dell’orologio del campanile, uno dei pochi che ancora oggi necessita di un quotidiano intervento umano. L’allora parroco di Carano, don Pierino, chiese a Giovanni di aiutarlo a regolare l’orologio giornalmente. Figlio del “Monego”, era la persona più adatta e affidabile per un incarico così importante. Questo lavoro non è un gioco da ragazzi, tutt’altro: richiede impegno, precisione e costanza. Sono davvero pochi a essere in grado di sostituire Giovanni in questo delicato compito.
“Quando mi ammalo e non posso occuparmi dell’orologio so di avere dei validi sostituti, ma so anche che è un lavoro che richiede un po’ di pratica. Per questo ho preparato degli schemi con dei disegni per aiutarli. Se si tira su il peso quando batte, allora questo cade fino in fondo e non è un bene per l’orologio. Bisogna assicurarsi di tirar su l’orologio dopo il battito”.
Giovanni accoglie sempre volentieri quelli che vogliono vedere l’antico orologio e l’interno del campanile. I coscritti ogni anno gli chiedono aiuto per appendere il lenzuolo con il loro anno sul campanile. Per i bambini dell’asilo è un amorevole amico, quasi un nonno pieno di risorse e storielle divertenti. “Quando passano sotto casa mia, li sento chiamare il mio nome e allora esco per salutarli”.
Da quando è andato in pensione, nel 2007, ha iniziato a dedicare molto tempo al paese, ai bambini e alle associazioni. In tanti lo chiamano per sistemare gli orti. Ed è uno dei pochi a saper ancora utilizzare il “puo”, il vecchio spazzaneve. Durante le giornate “razego te tabià, na saldadura e na strapenada (svolgo mestieri nel tabià. fra una saldatura e una trapanata)”, racconta sorridendo. Così può tenere sempre in funzione il trattore e gli attrezzi con cui ama fare la legna.
Giovanni ha lavorato per 24 anni con la Magnifica Comunità di Fiemme, passando dall’Orto dei Pezi di Solaiolo al coordinamento di progetti di recupero ambientale. A Predazzo ci sono ancora persone che chiamano alcuni sentieri i “Trozi del Giovanni”, un progetto davvero all’avanguardia perché è stato fra i primi percorsi di montagna accessibile ai disabili.
“Ci abbiamo impiegato tre stagioni. È stato un gran lavoro, ho studiato le pendenze e le difficoltà che una persona con limitate capacità motorie o una sedia a rotelle può incontrare. Ho anche creato una sedia e una tavola con una sola panca per facilitare la loro pausa”, racconta con grande orgoglio. “Spesso mi capita di incontrare persone che sentono la mancanza di questo modo di lavorare, quando bastava parlarsi e si potevano mettere in pratica tante belle idee”.
Grazie alle sue esperienze lavorative e al suo grande carisma, i sindaci negli anni lo hanno spesso coinvolto in varie attività a Carano. Anche per le maestre dell’asilo e della scuola è diventato un punto di riferimento. Giovanni partecipa in prima linea con i bambini alla festa degli alberi. “Spiego ai bambini a picchettare attorno agli alberi, come si faceva una volta, per evitare che le mucche calpestino le piante e per proteggerle dalle erbacce”. Giovanni si porta attrezzature e materiali per mostrare ai bambini come lavora un boscaiolo e nei giorni seguenti va regolarmente a controllare gli alberi piantati. Poi quando incontra i bimbi gli chiede sempre: “Ve ne state prendendo cura”?
Con i piccoli dell’asilo e le maestre ha realizzato il Sentiero di San Francesco, una passeggiata sensoriale emozionante. “Una volta sono andato all’asilo per aiutare i bambini a fare un lavoretto. Uno di loro alla fine ha voluto regalarlo a me, mi ha detto: tu Giovanni fai tante cose per noi e questa volta voglio fare io qualcosa per te”. Nella sua casa si trovano fotografie, piccoli lavoretti e regali di tanti bambini che negli anni hanno mostrato la loro simpatia per Giovanni.
Grazie a lui i giovani possono conoscere e portare avanti le tradizioni, come quella del Banderal, di cui Giovanni è un attivo partecipante. Soprattutto ricorda loro l’importanza della messa “prima di ogni cosa bisogna partecipare alla messa”: “Ai coscritti insegno tutti gli anni a raccogliere l’elemosina con il cappello”.
Giovanni, conosciuto e amato da tutti, è un custode del tempo e delle tradizioni, non solo a Carano. Se qualcuno ancora non lo conosce e vuole vedere come funziona l’orologio del campanile può trovarlo tutte le sere, verso le 19.30, durante il suo appuntamento fisso con il tempo. Non ci sono festivi per lui. A Carano non passa secondo… senza che Giovanni lo sappia.
Sara Bonelli

2 commenti su “Il custode del tempo”
Un mito
Il Giovannino !!!
Una persona insostituibile
Una persona di cuore con tutti
E tutti gli vogliono tanto bene
Una grande persona con un grande cuore… Di rara sensibilità.
Ottimo maestro di arti pratiche… I bambini della scuola primaria lo apprezzano moltissimo, proprio come dovrebbe essere… Tramandare tradizioni “dal nonno al nipote”, soprattutto attraverso gestualità naturali, sorrisi e pazienza…
Come maestra ho moltissimo da imparare da Giovanni… E spero proprio che si possa ricominciare quanto prima a condividere momenti importanti con tutta la scuola!
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