Giro d’Italia in barca a vela – Parte 2: “La Notte della Consapevolezza”

Sono Cecilia Zorzi, velista. Le mie radici sono tra le splendide montagne della Val di Fiemme ma ora giro il mondo solcando i mari a bordo di una barca a vela. Dopo anni di mancanza di una regata che circumnavigasse l’Italia, nel 2021 ne sono state organizzate ben due, prima in un verso – da Genova a Trieste – e poi nell’altro, da Venezia a Genova. Nel giro di poche settimane quindi mi sono ritrovata a completare due volte il periplo del nostro bellissimo paese e quello che leggerete è il mio racconto del secondo, il Marina Militare Nastro Rosa Veloce, regata non-stop di 1500 miglia da percorrere su una barca a vela condotta da un equipaggio misto – una donna e un uomo.

Qui puoi trovare la prima parte del racconto.

Navighiamo di nuovo in poppa. Dopo ore di bonaccia infatti è finalmente entrata una bella brezza che ci spinge lungo le coste abruzzesi. Dovrebbe esserci una luminosa luna crescente ma il cielo è coperto e la notte non potrebbe essere più nera. Sembrerebbe di galleggiare nel nulla se non fosse per le luci della costa, che però appaiono e scompaiono dietro alle creste delle onde. Il vento soffia deciso ma mai sopra i 22-25 nodi.

Il mio turno al timone è iniziato da poco ma già fatico a tenere gli occhi aperti, ancora non ho preso il ritmo sonno – veglia che è necessario rispettare in una regata in equipaggio ridotto, e quello che ritenevo il miglior rimedio per la sonnolenza, la paura, non è efficace come pensavo. Mi rendo conto quanto questa paura non dipenda dalle condizioni meteo, impegnative ma affrontabili, ma da una consapevolezza che mi colpisce all’improvviso.

È la prima volta che mi trovo a navigare senza un “mentore” al mio fianco; il mio co-skipper Alessandro è un bravissimo marinaio ma non ha mai navigato su questa classe di imbarcazioni, perciò sono io, soprattutto in un primo momento, a dover prendere le decisioni sull’assetto della barca e sulla navigazione, sulla rotta e sulle scelte tattiche.

È una sorta di battesimo velico che sconvolge la mia seconda notte di regata e fa prendere una piega diversa all’intero evento. Comincio a non distinguere più i numeri sugli strumenti, devo trovare una soluzione per svegliarmi e anche in fretta. E allora ricordo: la miglior caffeina per me è sempre stata la musica! Tiro fuori il cellulare e cerco di incastrarlo tra il collo della cerata e il cappuccio, non so dove ho messo le cuffie e quello è l’unico modo per sentire l’altoparlante. Canzone dopo canzone le palpebre si fanno sempre più leggere.

La paura lascia spazio all’eccitazione, e invece di temere ogni onda inizio a cercarle una a una per sfruttarle al meglio. Voglio più velocità, voglio surfarle tutte. Il mood è vincente sotto tutti i punti di vista, e dopo un’oretta le lucine verdi e rosse sulla testa degli alberi dei nostri avversari mi danno l’impressione di aver guadagnato un bel po’ di strada. Il tracking lo conferma, siamo primi!

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