Ritorna l’11 novembre la festa di S. Martino in tutta la sua spettacolarità e con tutto il frastuono che la caratterizza. Alle 20 di sabato 11 novembre si accenderanno sulle pendici di Predazzo cinque fuochi corrispondenti ad altrettanti rioni: Ischia, Sommavilla, Piè di Predazzo, Molin, e Birreria. Poi sarà il baccano, che a dire il vero, non è più limitato ai campanacci attorno alla vita, che caratterizzano comunque l’orda di giovani che scende dai fuochi e sfila in paese, ma ogni artifizio è utile a far decollare i decibel. E’ rimasto invariato negli anni lo spirito che anima le centinaia di ragazzi che per un mese si ritrovano i fine settimana a costruire con passione e precisione delle cataste di legna che bruceranno in pochi secondi. Schiere di giovani e giovanissimi già ai primi di ottobre iniziano infatti a costruire cataste altissime da bruciare in pochi minuti per poi scendere con i campanacci alla vita e sfilare per le vie del paese per ritrovarsi in piazza per l’assordante concerto finale.
La festa di S. Martino – diffusa soprattutto in Germania – ha origini antichissime.
Lo storico Arturo Boninsegna fa’ risalire i fuochi di S. Martino ad inizio ‘700, ma è probabile che si tratti comunque dell’’evoluzione di riti pagani legati al ciclo dell’anno e che abbia origini antichissime. Essa segna il ciclo delle stagioni. L’11 novembre avveniva in tutte le comunità rurali il regolamento dei conti, dei fitti, dei prestiti, dei debiti e ovunque si festeggiava con il vino novello. Il fatto che la festa di Predazzo abbia conservato i tratti di una ritualità del tutto originale rispetto a manifestazioni che si svolgono in tutt’Italia, spesso legate alla svinatura, è da attribuire con tutta probabilità alla presenza della Regola Feudale che in questo giorno, oggi come allora, distribuisce tra tutti i “vicini” le ‘regalie’, ovvero il dividendo dei proventi ricavati dallo sfruttamento agricolo e forestale della montagna del Feudo.
I fuochi di S. Martino sono una tradizione abbastanza diffusa in Germania ed altri paesi mitteleuropei. Meno in Italia dove, oltre a Predazzo, si ha notizia, dagli studiosi di folclore e almeno fino a qualche tempo fa, di analoghi fuochi in Abruzzo.
Non sono molte le notizie attorno a questa festa, tantomeno quelle pubblicate. Oltre alle poche righe di don Felicetti, va ricordata una ricerca fra gli abitanti di Predazzo condotta dai ragazzi delle scuole medie, che si è concretizzata anche in un bellissimo affresco realizzato nell’atrio del cinema teatro comunale. Il più recente, e più sostanzioso, contributo lo ha scritto una decina di anni fa una laureanda alla Facoltà di Psicologia di Padova che ha discusso una tesi sugli “aspetti antropologici dei fuochi della festa di San Martino di Predazzo” dal titolo “La fiamma più alta nel buio della notte”. Già perché, dimenticavamo, i fuochi sono anche l’occasione di una sfida fra rioni per la fiamma più alta o il botto più forte. Da qualche anno però, pare che la competizione riguardi soprattutto la costruzione della pira. La tradizionale pira conica ha lasciato infatti il posto a soluzioni creative davvero interessanti, frutto di settimane di lavoro che l’11 novembre alle 20.00 andranno letteralmente in fumo. Dalla potenza di fuoco alla creatività. Fino a sabato potete ancora vedere queste pire. Vi consigliamo quelle degli Is-certi e soprattutto quelal dei Paneti sul conoide di Loze.
Nella foto: la torre dei Paneti