I nostri campioni: Giacomo Bertagnolli e Fabrizio Casal

Pubblicato nel 2018

Giacomo Bertagnolli e Fabrizio Casal, entrambi classe 1999, di Cavalese il primo, di Capriana il secondo, sono ormai due vip dello sci alpino paraolimpico, categoria Visually impaired. Con i meravigliosi risultati ottenuti a PyeongChang, il loro già folto medagliere si è arricchito delle medaglie più ambite per uno sportivo: quelle olimpiche. Ipovedente dalla nascita per un’atrofia al nervo ottico, ma fortemente sostenuto dalla famiglia, Giacomo partecipa fin dal 2014 a gare Ipcas (per i paratleti, l’equivalente delle gare Fisi).

Dal 2015 il sodalizio con Fabrizio Casal ha segnato l’inizio di una rapida ascesa iniziata sulle nevi della Val di Fiemme e giunta fino alle nevi olimpiche della Corea del sud. Oro nello Slalom speciale e nello Slalom Gigante, argento nel Super G e bronzo nella discesa libera: questi i risultati che arricchiscono un palmarès che ha dell’incredibile, soprattutto per ragazzi che hanno solo 19 anni. All’attivo una Paralimpiade (2018) e una Coppa del Mondo (2016), oltre a varie gare del circuito Ipcas in cui è stato più facile vederli sul podio che fuori.

È emozionante avere di fronte dei giovani campioni di questo calibro, ancora più emozionante quando da un pacchetto di carta qualsiasi, avvolte in sacchettini di stoffa, escono 4 medaglie con una scritta in braille: sono spesse e dal diametro incredibilmente grande, viste da vicino. Li incontro nella redazione di Radio Fiemme dove hanno già rilasciato un’intervista. “Non le appendo più al collo perché si stanno ammaccando a forza di portarle in giro”, esordisce Giacomo. Fa effetto vederle da vicino quelle medaglie che profumano di fatica e di impegno. Due atleti per un unico progetto sportivo, un unico sogno, che annulla qualsiasi limite fisico.

Come è nato il vostro sodalizio sportivo?

“Abbiamo iniziato a sciare insieme nel 2015: la cosa è stata improvvisa. La mia guida di allora, Achille Crispino, si era rotto il crociato e trovare un’altra guida non era per nulla scontato: sono poche e si fanno pagare molto. Mi stavo preparando alla Coppa del Mondo e quindi avevo poco tempo per riorganizzare la preparazione. Fabrizio si era sempre interessato ai miei allenamenti e così è nata la proposta; lui ha accettato a titolo gratuito e dando la sua diponibilità che è notevole, visto l’impegno”.

Quando avete iniziato a gareggiare insieme?

“Tra le primissime gare che abbiamo affrontato insieme ci sono quelle della Coppa del Mondo del 20152016. Insomma, un inizio col botto! In Coppa del Mondo abbiamo conquistato 13 medaglie, e quindi il titolo assoluto. Nei mondali 2017 a Tarvisio abbiamo conquistato il bronzo nel SuperG, l’oro nella Combinata e l’argento nel Gigante. Il nostro medagliere ha già una quarantina di medaglie”.

Fabrizio, sciava già a un buon livello?

“Sì, la stagione successiva avrei comunque partecipato alle gare Fisi. Inizialmente, dal punto di vista tecnico, avevo un livello più alto rispetto a Giacomo”.

Come ha imparato a guidare Giacomo?

“Achille Crispino mi ha dato dei consigli e naturalmente anche Giacomo mi ha aiutato tanto, spiegandomi cosa gli servisse nell’essere guidato. Inoltre gli allenamenti costanti ti permettono di correggere il tiro e migliorarti nell’attività di guida”.

Quale specialità è più difficoltosa, Giacomo?

“Sicuramente lo Slalom, perché Fabrizio non può fare il mio stesso percorso tra i pali (altrimenti una volta abbattuti mi arriverebbero addosso), è costretto a fare un percorso più lungo. Inoltre, mi deve indicare con tempismo perfetto le varie figure”.

Cosa vi dite durante le competizioni?

“Inizialmente parlavamo tanto, poi sempre meno, fino ad arrivare a dirci solo l’indispensabile. Abbiamo capito che parlare il meno possibile permette un livello di concentrazione maggiore”.

Fabrizio, cosa ha fatto la differenza nella vostra preparazione?

“La possibilità di allenarci su tracciato di qualità con gli atleti delle Fiemme Gialle di Predazzo, tra cui atleti che gareggiano in Coppa del Mondo FISI, è stata un’opportunità, e anche la mia patente presa a gennaio che ci ha permesso di andare e venire in autonomia dalle piste ha dato una grossa mano”.

Fate parte del Gruppo sportivo delle Fiamme Gialle?

“Purtroppo no. La legge italiana non permette ai disabili di far parte di un corpo di Polizia”.

Quanto vi allenate, Giacomo?

“I nostri allenamenti durano 2 ore e mezza, oltre ai tempi per gli spostamenti. Ci siamo allenati quasi tutti i giorni, specialmente i due mesi prima alla partenza per la Corea”.

E con la scuola?

“Io mi sono concentrato sulle Paraolimpiadi e per tutti i due mesi precedenti non sono neanche andato a scuola. Fabrizio invece ha scelto di frequentare nei ritagli di tempo tra un allenamento e l’altro. Va detto che come da normativa, nel caso di risultati sportivi di questo tipo, vengono riconosciute delle ore come Alternanza Scuola Lavoro”.

Giacomo, come è stato il rientro in Italia?

“Stancante! Credevamo di riposarci e invece dopo 26 ore di viaggio, il giorno successivo eravamo in pista a girare per la Rai e dopo si sono susseguite svariate trasferte a Milano e Roma per diverse apparizioni in trasmissioni televisive, tra cui il Maurizio Costanzo Show e la Domenica Sportiva, oltre alla nostra presenza a Roma per la riconsegna a Mattarella della bandiera italiana”.

Qual è l’emozione più intensa che ricordate di questa olimpiade?

“Quando siamo arrivati al termine della seconda manche del Gigante e abbiamo visto che avevamo un ampio vantaggio e quindi sapevamo di aver vinto una medaglia d’oro. Questa medaglia è stata ancora più bella perché avevamo davvero dato il meglio di noi e avevamo sciato davvero bene”.

Fabrizio, c’è stato un momento in cui avete avuto paura di deludere le grandi aspettative che si nutrivano nei vostri confronti?

“A dire la verità fatico a trovare un momento in cui ho sentito pressioni e ho avuto paura di deludere chi tifava per noi”.

Quali sono i suoi progetti personali per il futuro, Giacomo?

“Continuerò a sciare, ma vorrei fare anche delle esperienze all’estero per imparare le lingue”.

E i suoi Fabrizio?

“Vorrei un anno di pausa, perché quest’ultimo è stato un anno molto intenso, ma vorrei poi proseguire gli studi”.

Silvia Vinante

Facebook
Twitter
WhatsApp
Email