Lo scrittore di Vigo di Fassa, da anni residente a Rimini, ha pubblicato tre romanzi brevi ambientanti in diverse epoche storiche.
Da appassionato di giochi di ruolo ad autore di romanzi fantasy. Nel mezzo una laurea in Storia contemporanea a Bologna e diversi anni di lavoro nel settore del marketing. Gianmaria Ghetta, 44 anni, è originario di Vigo di Fassa, dove ha vissuto fino all’università e dove continua a tornare ogni qualvolta gli impegni professionali glielo permettano. Oggi vive a Rimini con la moglie e i due figli. E proprio nella sua casa sulla Riviera Romagnola ha rispolverato la passione per la scrittura: “Fin da quando, ragazzino, mi divertivo con i giochi di ruolo, nei quali svolgevo il ruolo di master – cioè colui che inventa le storie sulle quali si sviluppa l’interazione ludica – ho amato narrare, inventare avventure e personaggi. Una passione che però ho sempre preso poco sul serio; c’era sempre qualcosa di più importante da fare e su cui concentrare le energie: lo studio prima, la famiglia e il lavoro, poi. Un giorno un amico mi ha chiesto un testo di presentazione per una sua mostra e, dopo averlo letto, mi ha lanciato una sfida: perché non provi a scrivere storie? Al che ho deciso di darmi una possibilità: male che andasse, non mi avrebbe letto nessuno”, racconta l’autore fassano, che oggi conta la pubblicazione in ebook di tre romanzi brevi, oltre a racconti in diverse antologie.
La scrittura, spesso, è un’arte privata che solo a volte diventa pubblica. Ghetta il piacere di inventare e mettere su carta storie non lo aveva mai abbandonato del tutto, ma a lungo è rimasto una questione personale; qualche racconto fantasy ad uso esclusivo della famiglia e di pochi amici. Tutto è cambiato quando ha trovato un annuncio su Facebook della casa editrice Delos Digital, specializzata in e-book, che cercava testi inediti per la nuova collana Heroic Fantasy Italy. “Avevo appena terminato di leggere un libro sulla guerra tra Romani ed Ebrei: ed è in questo contesto che ho ambientato il mio primo romanzo breve, “L’Eredità””. Protagonista è Yosef Malach, un giovane storico che sogna una carriera accademica; un invito misterioso lo catapulterà da un presente fatto di studio e ricerche, in un passato remoto, dove guerra, morte, mostri e magia si intrecciano senza tregua per decidere il fato di un popolo.
Non è raro che il piacere dello scrivere si riveli un po’ come le ciliegie, con un libro che tira l’altro. Così, dopo “L’Eredità”, uscito a gennaio 2020, è stata presto la volta de “La voce nera”, incentrato sulla figura di un giovane Edgar Allan Poe alle prese con poteri antichi e minacciosi sortilegi. L’ultima fatica di Ghetta è “La spina di Poitiers”, primo volume di una serie dedicata alla vita di Riccardo Cuor di Leone in versione fantasy. Tra un romanzo è l’altro, ha poi scritto il racconto “L’aquila e la pietra” per l’editore Letterelettriche, inserito nell’antologia sword & sorcery (letteralmente spada e stregoneria, ndr) “Sui mari d’acciaio”, mentre il racconto “L’ultimo sacrificio”, finalista al trofeo Rill 2020, è stato pubblicato nell’antologia “Aspettando Mondi Incantati 2020”, edita dall’Associazione Rill. Come emerge già dai titoli, nei romanzi e nei racconti dell’autore fassano il mito e il sovrannaturale incontrano la storia, elemento in cui Ghetta sguazza da sempre, da appassionato qual è, in particolare di storia militare.
Prima di essere autore, Ghetta è un lettore. Ama gli scrittori che hanno saputo raccontare la natura selvaggia e che sono considerati dei maestri della letteratura avventurosa – come Salgari, Verne, Stevenson, Cooper, London, Dumas – e da sempre legge con grande piacere i grandi autori del fantastico, come Tolkien, Howard, Burroughs, Lovecraft, Eddings, Leiber, Gemmell, Moorcock. Il libro che porterebbe su un’isola deserta è “Moby Dick”: “Un capolavoro che rileggo almeno una volta al decennio, perché ha sempre qualcosa di nuovo da dare”.
Proprio da lettore, Ghetta è consapevole che la scrittura non è un’arte che si improvvisa. “Ho frequentato e continuerò a frequentare corsi di editing, sceneggiatura e narratologia. Il lavoro più faticoso, infatti, non è quello di inventare le storie, quanto quello di renderle piacevoli a chi legge nello stile, nei dialoghi, nelle descrizioni. Per come sono fatto, non mi accontento di scrivere, ma ogni volta che mi siedo al computer, mi pongo l’obiettivo di scrivere la cosa più bella possibile”.
In Italia esistono molti pregiudizi sul fantasy: “La letteratura – tutta – non è che un racconto dell’uomo, delle sue emozioni, delle sue relazioni, delle sue pulsioni. I generi letterari non sono compartimenti stagni, ma si contaminano tra loro; voler per forza dare un’etichetta precisa a un libro è davvero limitante. Qualsiasi storia che unisce realtà a elementi fantastici e sovrannaturali può essere definita fantasy. Per esempio, per me l’Odissea è un meraviglioso viaggio fantasy. Basta pensare a Tolkien: i suoi personaggi – anche se non reali – sono di un’umanità potentissima. Perciò il genere fantastico non è che uno dei tanti linguaggi con cui la letteratura parla dell’uomo, ma purtroppo continua ad essere considerato un genere di nicchia per appassionati di elfi”, commenta l’autore.
A volte, racconta Ghetta, teme che la sua testa vada in cortocircuito per l’eccesso di storie che spingono per uscire dalla penna. “Il tempo per scrivere è quello che mi ricavo dagli impegni professionali e familiari. Il sogno di fare lo scrittore atempo pieno si scontra con la realtà quotidiana – dice -. Mi sto comunque godendo appieno le soddisfazioni che i primi romanzi mi hanno regalato: i riscontri positivi dell’editore e dei lettori riempiono di piacere e fanno venire voglia di continuare a scrivere. Mi piace pensare di regalare ai lettori che mi scelgono alcune ore di svago e riflessione”, commenta Ghetta, che tra una sua pubblicazione e l’altra, non smette di trovare il tempo per leggere. Tempo che si rivela prezioso per imparare e migliorare nell’arte della scrittura, ma che – come ogni lettore sa – è prezioso soprattutto per sé stessi: “Leggere ci permette di attingere a una grande miniera di bellezza. Tra tutte le opere dell’ingegno umano, la letteratura per me ha qualcosa di infinito”.
Monica Gabrielli