Ne abbiamo parlato con il professor Gianfranco Anfora, professore associato di Entomologia generale ed applicata presso il Centro Agricoltura, Alimenti e Ambiente dell’Università di Trento.
Professor Anfora, quando si pensa agli insetti, difficilmente vengono in mente cibi appetibili e che fanno venire l’acquolina in bocca. Forse per la maggior parte delle persone il sentimento più spontaneo è quello di repulsione. Come mai gli insetti, più di tutti gli altri animali (a parte forse i rettili), scatenano una tale avversione?
L’avversione nei confronti degli insetti come cibo è legata soprattutto alle nostre abitudini alimentari e alle nostre tradizioni; si tratta quindi di una barriera esclusivamente di tipo culturale. Se ci pensiamo bene in realtà non ci sono molte differenze, da tutti i punti di vista, tra un gamberetto o qualsiasi altro crostaceo di cui ci nutriamo comunemente, e un insetto… antenne, zampe, esoscheletro sono parenti piuttosto stretti. In Europa l’uomo si è allontanato da millenni dagli ambienti naturali a vantaggio di quelli urbanizzati dimenticando utilizzi alimentari degli insetti che in passato erano diffusi anche da noi (pensiamo ad esempio al formaggio con i “vermi” che ancora si può trovare in Sardegna o Sicilia). Lo sviluppo dell’agricoltura e degli allevamenti intensivi hanno poi fatto in modo che l’apporto alimentare degli insetti non fosse più importante nelle società occidentali e che essi venissero invece soprattutto associati a danni, infestazioni e malattie. Comunque, l’opinione dei potenziali consumatori a quanto pare è più positiva di quello che pensiamo. I cittadini se opportunamente informati e se sono stati anche guidati in qualche degustazione si dimostrano aperti e favorevoli. Inoltre, la barriera culturale può essere facilmente superata considerando che le applicazioni alimentari più diffuse utilizzano prodotti già trasformati come le farine proteiche.
Sempre secondo il senso comune gli insetti sono “animali sporchi” e forse per molti l’idea di alimentarsene è difficile proprio perché significherebbe ingerire qualcosa di antigienico. Ha senso una tale paura?
Dire che gli insetti siano sporchi non ha alcun senso. Esistono centinaia di migliaia, milioni di specie, ognuna con abitudini e regimi alimentari diversi. Insetti che si nutrono di foglie, frutti, legno vivo o morto, predatori di altri animali, divoratori di cadaveri o altri residui etc etc. La sanità, la pulizia e la qualità alimentare degli insetti che sono e saranno allevati per l’alimentazione umana dipendono esclusivamente dai substrati che vengono loro forniti come “mangime” e dalle condizioni di allevamento, come d’altronde già avviene per gli altri animali di cui ci nutriamo provenienti da allevamenti, pensiamo a polli e maiali ad esempio. Gli insetti sono allevati in ambienti controllati ed i nuovi regolamenti europei in materia sono molto stringenti su tutta la filiera, per cui i rischi che si corrono non dovrebbero essere diversi da quelli che quotidianamente accettiamo mangiando una fetta di carne di bovino. Bisogna ammettere però che l’esperienza in questo settore è ancora inevitabilmente limitata e quindi bisognerà sviluppare gradualmente le normative ed i processi produttivi. Maggiore sarà la scala dell’allevamento, maggiore sarà la necessità di controlli e di messa a punto dei sistemi tecnologici.
C’è chi teme rischi di fughe dai futuri allevamenti intensivi di sciami di insetti che potrebbero creare danni alle colture e alla salute (penso ad esempio alle cavallette). È un timore fondato?
Qui possiamo riprendere il discorso fatto precedentemente circa il rischio di malattie. Gli allevamenti su grande scala dovranno essere sicuri anche da questo punto di vista naturalmente.
Quali potrebbero essere i reali vantaggi dal punto di vista ambientale e nutrizionale di una introduzione di insetti nell’alimentazione umana?
Il mondo si avvicina rapidamente a 9 miliardi di abitanti, la deforestazione non rallenta ed i cambiamenti climatici mettono a repentaglio la natura ed i nostri stili di vita. Gli insetti come fonte alimentare sicuramente non possono risolvere questi enormi problemi, ma possono contribuire a mitigare tali impatti, migliorare la sostenibilità delle produzioni agroalimentari ed integrare il fabbisogno alimentare in crescita. Essi infatti garantiscono una efficienza di conversione nutrizionale molto più elevata rispetto agli altri allevamenti (in media gli insetti possono convertire 2 kg di cibo in 1 kg di massa, mentre un bovino necessita di 8 kg di cibo per produrre 1 kg di peso corporeo), e come mangime potrebbero essere utilizzati sottoprodotti ancora buoni di altre produzioni agroalimentari trasformandoli in proteine di elevata qualità ed attivando un sistema virtuoso di economia circolare. Inoltre, la produzione di insetti richiede un utilizzo di acqua molto ridotto ed anche lo spazio può essere utilizzato in maniera molto efficiente, ad esempio sfruttando allevamenti verticali in ripiani sovrapposti, piuttosto che consumare altro suolo ed altre foreste.
Ci sono zone della Terra dove alimentarsi di insetti non è affatto una novità. Lei ritiene che da noi possa davvero attecchire questo nuovo modo di alimentarsi?
Credo che si stimino circa due miliardi di persone che già si nutrono comunemente di insetti, soprattutto in Asia, Africa e Sudamerica. Il futuro degli insetti come integrazione alla nostra dieta dipende solo dalla nostra volontà, dalla consapevolezza della necessità di ridurre la nostra impronta ambientale e dalle tecnologie che svilupperemo in questo settore.
Valeria De Gregorio