Ischiazza: una storia da ricordare

Ischiazza è là dove comincia la Val di Fiemme e ciò che ne rimane manda un messaggio a tutti, giovani e meno giovani. Ecco qual è la sua storia e perchè non andrebbe dimenticata.

Direttivo di New Generation Fiemme

 

 

Dove un tempo c’erano campi, ora c’è un bosco. Dove risuonavano le risate dei bambini e i racconti dei più anziani, ora regna il silenzio. Dove stava la vita, oggi c’è solo abbandono.

Su un fertile pianoro situato nel fondovalle, vicino al fiume Avisio, qualche centinaio di metri a valle della diga di Stramentizzo, Ischiazza si erge oggi come una sopravvissuta, celata alla vista da un folto bosco di abeti e latifoglie. Svoltato l’angolo della chiesa, d’improvviso eccolo, il paese, incorniciato alla vista dal santuario del paese e da ciò che rimane delle abitazioni con l’intonaco ormai scrostato.

Ischiazza è un luogo vicino a noi fiemmesi ed insieme recondito, sorprendentemente incantevole e tristemente desolato. Il 4 novembre si celebreranno i 55 anni da quando un’inusuale coincidenza di condizioni atmosferiche avverse mise in pericolo l’abitato di Ischiazza, minacciato a nord dalla piena dell’Avisio e da sud dalle frane che scendevano rapide dal vicino pendio saturo d’acqua a causa delle piogge torrenziali. Fu un miracolo se le poche famiglie residenti riuscirono a salvarsi in tempo. Il borgo, però, restò lì, immobile, testimone silenzioso di uno spaccato di storia sconosciuto alle nuove generazioni. L’obiettivo di Flavio Faganello – fotografo e giornalista trentino – catturò le emozioni di quei momenti, lasciando ai posteri degli scatti dalla forte drammaticità. Ne colpisce una, in particolare, scattata qualche settimana dopo l’alluvione: due bambini con in mano i candelieri della chiesa anticipano di qualche passo un pallido Cristo crocefisso, portato a braccio da tre uomini sotto lo sguardo addolorato del parroco. Sullo sfondo, un cumulo di massi e macerie a ridosso della chiesa, cuore della comunità. Lo spostamento degli ornamenti sacri in un luogo più sicuro e lo svuotamento della piccola cappella sono il simbolo della morte di Ischiazza, un paese che da allora è diventato uno dei tanti paesi abbandonati d’Italia.

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Immergersi nella storia di Ischiazza e diventarne testimoni attivi è stato un dovere civile e morale per New Generation Fiemme, un’associazione che non si limita ad essere l’unione dei giovani soci della Val di Fiemme Cassa Rurale ma che è uno strumento nato dai fiemmesi per i fiemmesi con lo scopo di diffondere i principi cooperativi e avvicinare i giovani al territorio in cui vivono. Far parte di New Generation significa darse ‘na man a creare benessere e diffondere conoscenza. Obiettivi ambiziosi ma facili da raggiungere quando si può ricorrere all’aiuto reciproco e alla collaborazione.

La visita di Ischiazza non ha permesso solo di scoprire una vicenda storica poco conosciuta tra la gioventù di Fiemme, né solamente di esplorare un angolo nascosto della valle, ma è stata soprattutto un’occasione per unire generazioni e protagonisti, voci ed esperienze, passato e futuro. Ed è così che i ricordi di Stefano Cristellon e il resoconto di Elena Osler sono serviti da collante tra la curiosità dei più giovani e la sapienza degli anziani, dando vita ad un momento di magia tra sogno e realtà che ha superato qualsiasi differenza di età.

Ci sono essenzialmente tre parole chiave che riassumono questa esperienza.

La prima è UNIONE, poiché l’evento è stato l’occasione perfetta in cui far convergere diversi cammini e molteplici narrazioni e dar luogo ad un incontro carico di significato. Ci sono i giovani di Fiemme, desiderosi di scoprire le proprie origini ed entusiasti di tutelare il patrimonio collettivo di cui sono eredi. C’è Silvano Cristellon e gli altri antichi abitanti del paese, scrigni di saggezza e testimoni diretti di ciò che è stato. C’è il comune di Valfloriana che valorizza il paese di Ischiazza e fa sì che la storia non venga dimenticata.

Ci sono poi persone come Elena Osler, che con dedizione e passione si fanno carico di studiare il passato e trasmettere questa conoscenza a bambini e adulti, donne e uomini, locali e turisti. E infine ci sono Elisa Travaglia, Paolo Piffer e tutti i collaboratori facenti parte della Rete di Riserve Val di Cembra-Avisio, un progetto nato con lo scopo di conservare il paesaggio naturale della provincia autonoma di Trento, valorizzare il territorio ed incentivare l’educazione ambientale e che, nel caso di Ischiazza, contribuisce a proteggere questo gioiello nascosto incastonato tra Fiemme e Cembra.

La seconda parola è SCOPERTA. Contrariamente a quanto si potrebbe a volte pensare, la Val di Fiemme racchiude una ricchezza culturale, imprenditoriale, sociale e naturalistica di cui molto spesso non si è pienamente consapevoli. New Generation ha l’obiettivo di superare i pregiudizi e le false credenze soprattutto dei più giovani, accompagnandoli sul territorio alla ricerca di quelle unicità che sono le gocce che, insieme, formano un mare di opportunità.

L’ultima parola è INSEGNAMENTO. La storia di Ischiazza per molti versi si ripete di anno in anno nella fragile penisola italiana. Alluvioni, frane, allagamenti, temporali e raffiche di vento forte appaiono sempre più spesso nei titoli della cronaca quotidiana. Dietro ad ogni tragedia ci sono storie di persone che scappano, muoiono o soffrono. Alla naturale violenza del pianeta si aggiunge l’amplificazione delle conseguenze causate dall’enorme impatto dell’uomo sull’ambiente, effetti drammatici che accentuano le disparità tra il mondo ricco e il mondo povero. L’abitato di Ischiazza, con il suo manipolo di case, racchiude in sé un gran ventaglio di questioni, tra cui il legame con la Madre Terra, il rischio idrogeologico, lo spopolamento delle zone rurali, la perdita delle proprie radici e la scomparsa delle tradizioni. Scoprire Ischiazza significa servirsi di questa storia come strumento per affrontare in maniera più consapevole le sfide del futuro e far sì che il fiume del paese non trascini lontano le voci e i nomi di chi Ischiazza l’ha popolata. Perdere il ricordo delle proprie radici e del proprio passato non può che portare a società senza fondamenta e senza identità, traballanti e incerte. New Generation opera anche in questa direzione: tramandare quei principi e quei saperi che hanno permesso a gente di  montagna di raggiungere il benessere, senza dare per scontato ciò che è stato fatto finora e contribuendo a costruire la nostra casa comune, la nostra Val di Fiemme.

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