La “Cavaliera delle nevi” è trentina

“Sono di Trento, ho 25 anni, ho studiato da Graphic Designer & Multimedia all’Accademia di Belle Arti a Rovereto. Mi chiamo Valeria Dallapè, sono la Cavaliera delle Nevi e non sono parente della concittadina che ha vinto una medaglia alle Olimpiadi nei tuffi”.

Valeria parla e pensa velocemente. Decine di migliaia di turisti sciatori lo scorso inverno hanno avuto il piacere di conoscerla sulle piste del comprensorio Maranza-Valles, tra Bressanone e Brunico. Del resto, era facilmente individuabile anche nel traffico di un apres-ski grazie alla sua divisa fuori dal comune: sci corti e agili, pantaloni gialli, panciotto più o meno imbottito in funzione della stagione, una giacca da frac al posto del piumino e soprattutto una tuba di 40 cm incollata al casco. Questa è l’uniforme ufficiale della “Cavaliera delle Nevi”, una figura professionale nuova in Italia, promossa dal comprensorio pusterese dal 2018 e mutuata da un’iniziativa che già da qualche tempo ha un grande successo in Carinzia e in Stiria.

Il suo lavoro offre un valore aggiunto che ha dimostrato nei fatti di essere rilevante per l’offerta turistica invernale. “Il compito della Cavaliera delle Nevi sta nel fornire assistenza agli sciatori direttamente sulle piste, un ruolo solo apparentemente facile ma che ha mille sfaccettature: io trascorro la giornata sulla neve, mi rendo riconoscibile e presto servizio a chiunque ne abbia bisogno”.

In Austria in realtà questo ruolo non viene coperto da un cavaliere ma da un maggiordomo delle piste che non per nulla indossa una paludata divisa verde di velluto da concierge con una enorme borsa e staziona seduto su una motoslitta a bordo pista, alla partenza degli impianti o sulle terrazze dei rifugi pronto a servire un flûte di prosecco, a prenotare un ristorante in fondovalle, a informare se c’è coda all’impianto o a fornire fazzoletti agli sciatori raffreddati.

“Il comprensorio di Maranza-Valles (Gitschberg Jochtal in lingua tedesca, ndr) è fortemente connotato al turismo famigliare delle settimane bianche e quindi si è legittimamente pensato che la Cavaliera dovesse servire soprattutto i bambini che sono il vero target della skiarea. Io seguo i più piccoli che fanno scuola di sci, fornisco informazioni sulle piste e sugli orari ai genitori, offro caramelle, scatto un’infinità di selfie, asciugo nasi, consolo mamme disperate… Devo anche essere presente a tutti gli appuntamenti del programma degli eventi, a partire dalla fiaccolata che si fa a piedi dopocena una volta a settimana, camminando tutti in fila nella neve fino ad una malga: è una bella emozione, sia quando ci sono le stelle in cielo che ancora di più quando nevica”.

Come hai cominciato questa avventura?

“A Maranza-Valles fino all’inverno precedente questo era un ruolo assegnato ad un uomo e tale peraltro era la richiesta sull’annuncio che ho letto sul giornale un anno fa. Ho mandato il curriculum quasi per scherzo e invece sono stata chiamata e ho lavorato per tutto l’inverno. Neve, temperature artiche, vento, bufere, pioggia e poi caldo, sole, nasi scottati, mani e orecchie ghiacciate e screpolate… niente di tutto questo mi ha tolto il sorriso la mattina quando arrivavo sulle piste. All’inizio è stato complicato: non conoscevo nessuno e il dialetto locale per me era incomprensibile, il posto completamente sconosciuto, il lavoro era sempre un punto di domanda. Starò facendo bene? Starò disturbando? Fino a quanto posso spingermi con gli sciatori che incontro? Come faccio a rompere il ghiaccio? Cosa posso dire e cosa no? Qualcuno si limitava a sorridere non sapendo che ruolo ricoprissi o pensando che fossi in maschera per Carnevale o per un addio al nubilato. Al primo contatto anche i bambini sono un po’ spaventati dalla figura estranea che regala caramelle e faticano a dare confidenza. Nonostante ciò non mi sono persa d’animo e ho cercato di trasmettere la Cavaliera a tutti quelli che mostravano un minimo interesse. Poi genitori e figli cominciano a vederti tutti i giorni, sempre in pista, e finisce che ti salutano dalla seggiovia, ti cercano per avere una foto con te, vogliono sciare con te o prendere qualcosa di caldo insieme… ti cercano, ti inseguono e ti chiedono se ci sarai anche l’anno prossimo”. È una cosa che dà soddisfazione: “Alla fine della stagione ho realizzato che fare la Cavaliera è stato un sogno: ho conosciuto tante famiglie, tante coppie, tanti bambini speciali e unici che sono stati in grado di mettermi il sorriso e a volte anche di emozionarmi con la loro dolcezza”.

Come vedi questo ruolo sulle piste di qualche località trentina il prossimo inverno? Dalla Val di Fiemme a Folgaria, dalla Paganella a Marilleva, sono tanti i comprensori a misura di bambino nella nostra regione…

“È vero, sarebbe bello. Non so se in Trentino siamo pronti per una offerta di questo genere. Mi piacerebbe specializzarmi, aprire una società che tratta con gli impiantisti, fare formazione per le future Cavaliere e tornare ancora in prima persona sulle piste. Potrebbbe essere il futuro. Chissà cosa capiterà da oggi al prossimo inverno”.

Cosa fa in estate una giovane Cavaliera come te?

“Da qualche settimana faccio base sul Lago di Cavedine alla WindValley School. Insegno windsurf. Non solo ai bambini”.

Enrico Maria Corno

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