di Francesco Morandini
Sarò diventato più tollerante, ma devo dire che quest’estate mi sono sentito privo di pensieri cattivi che non siano ricorrenti come quelli riguardanti l’ospedale e la sanità in valle che si arricchisce con regolarità di nuove avvincenti puntate. Così sono andato a prestito da un amico che mi ha offerto un pensiero assolutamente e politicamente scorretto relativo a un fatto di cronaca che ha colpito l’immaginario di tutti noi per la valenza simbolica del “drago di Vaia” incenerito da un piromane, quasi la nemesi del drago sputafuoco.
Sono rimasto esterrefatto dice il mio amico a leggere che il giorno dopo è stata lanciata una colletta che in 24 ore ha raccolto 15.000 € che sono saliti poco dopo a 30.000 e chissà dove saranno arrivati ora. Una colletta per cosa? Per ricostruirlo ovviamente. A parte il fatto che lo stesso autore ha detto che per ora non se ne parla: sarebbe un’inutile sfida al piromane, il mio amico che si interessa d’arte, pone un interrogativo, anzi due. Ma come e perché rifare un’opera d’arte? Ok, qualcuno l’ha bruciata, ma il suo destino era comunque segnato, destinata a trasformarsi e consumarsi con il tempo come quasi tutta la Land Art realizzata con materiali deteriorabili che sta prendendo piede anche in valle, al di là dei parchi come Respirart o Arte Sella. Ma ciò che indigna il mio amico è soprattutto la colletta in sé e la somma raggiunta in poche ore. Avremmo fatto la stessa cosa per una persona bisognosa o per qualcuno a cui fosse bruciata la casa? Forse sì, o forse avremmo pensato: vabbè ha l’assicurazione.
Sebbene personalmente ritenga che, con tutto il rispetto per la volontà e le motivazioni dell’artista, un’opera d’arte, se d’arte si tratta, non sia replicabile, e che la Land Art sia concepita spesso come arte effimera, va detto che in altre circostanze come nel caso della “Venere degli stracci” di Napoli, remake urbano di un’opera di Pistoletto del 1967, lo stesso sindaco, dopo aver sentito l’installatore, ha avviato una sottoscrizione per rifarla. Lascio agli esperti, agli addetti ai lavori o ai tuttologi dei social inoltrarsi in questo campo.
La seconda questione invece credo riguardi tutti, a partire dal sottoscritto che non vuole sottrarsi a queste contraddizioni, anzi mi metto in prima fila. La nostra sensibilità umana e sociale, da una parte sembra sia a chilometro zero o quantomeno proporzionale alla distanza, sia fisica che culturale, che ci separa dagli eventi (nel senso che i medesimi fatti o avvenimenti se accadono vicino a noi ne siamo coinvolti, altrimenti li ignoriamo), dall’altra siamo portati a commuoverci, emozionarci o indignarci per fatti, persone animali o cose il cui valore o spessore etico, umano o sociale è del tutto irrilevante nel contesto globale. La nostra sensibilità si ferma spesso al gattino incrodato su un albero, al cane che rischia l’annegamento. Siamo affranti o preoccupati per la guerra in Ucraina, ma ignoriamo bellamente persino l’esistenza delle centinaia di migliaia di morti prodotti dalle decine di guerre che persistono sul nostro pianeta negli ultimi settant’anni. Accogliamo gli ucraini che scappano dalla guerra, ma quelli che scappano dalle guerre, persecuzioni, dalla siccità e dalla fame nell’Africa sub-sahariana ci va bene rimangano in Libia dove vengono torturati e violentati. Ecco, lontani da noi da non sentirne la presenza.
Che c’entra tutto questo, direte voi, col drago di Vaia? C’entra nel momento in cui apriamo il portafoglio per ricostruire un’installazione artistica e neghiamo un euro ad uno sfortunato questuante. Prima o poi lo facciamo tutti, inutile negarlo. È sempre una questione di priorità, che riguarda l’etica, ma anche la politica, eccome. È un pensiero analogo a quello che non ho trattenuto quando ho appreso che la Regola Feudale di Predazzo ha distribuito così il premio “Romano Fuga”: 2000 € ai, pur benemeriti, Fotoamatori per il libro fotografico su Predazzo e 1000 € ad Avisio solidale. Perché non fare almeno fifty-fifty? È più importante un libro di fotografie o l’associazione che raccoglie e porta ogni giorno il nostro cibo in eccesso a chi non ne ha? Solo per riflettere.