La semplicità e la bellezza del Calvello

Lungo la Streda Dolomites all’altezza di Aguai, c’è un incrocio con due cartelli. Uno indica la salita verso il Villaggio Veronza, l’altro indica il nome di Calvello, frazione di Carano, o meglio, frazione di Ville di Fiemme.

Pochi, in realtà, sono quelli che vanno fino a Calvello. La maggiore parte dei ragazzi del fondovalle non ci è mai stata. Eppure Calvello, che si raggiunge in meno di due km oltre il Veronza attraverso la foresta, può a buon diritto essere annoverato nella lista dei luoghi speciali che ci sono in Val di Fiemme e quel pizzico di mistero dovrebbe accendere ancora di più la curiosità.

“Sono poche case nel bosco, non più di una ventina di anime”, ci dice Ester che vive qui da parecchio tempo e gestisce una delle due attività del posto, il campeggio omonimo. “Qualcuno è nato e cresciuto qui, altri si sono trasferiti. Viviamo in mezzo alla natura, un po’ lontani dal caos del paese che credo non manchi a nessuno”.

Il numero di turisti presenti in estate al campeggio non sconvolge la vita tranquilla di chi sta a Calvello e ancor di meno in inverno dove i posti letto a disposizione sono pochissimi: “Chi vive qui lo fa per una scelta consapevole e altrettanto vale per chi ci viene in vacanza: abbiamo avuto scrittori che cercavano un luogo di pace per concentrarsi, professori che avevano bisogno di studiare immersi nel silenzio e in genere gente tranquilla che lascia l’auto o il camper e si gode il posto”, continua Cinzia Corradini del Maso Vinal, l’altra attività in zona dove si producono e si lavorano erbe officinali.

Mentre Ester d’inverno si trasferisce a Carano (“da me non c’è il metano e fa freddo”, si giustifica), Cinzia e la sua famiglia rimangono fedeli alla frazione. “Abbiamo deciso di vivere qui quando potremmo tranquillamente stare a Cavalese e difendiamo la nostra scelta con coerenza. Del resto, sono più i pro che i contro: i telefoni prendono e il Comune ha sempre un occhio di riguardo per noi. Quando nevica non veniamo dimenticati e c’è sempre qualcuno che si affretta a venire a liberare l’unica strada che abbiamo. È perfino capitato che mia figlia sia stata accompagnata a scuola dallo spazzaneve”.

Trascorrere il lockdown da queste parti dev’essere stato perfino piacevole: “In realtà, poi, non siamo così fuori dal mondo. Rispetto a vent’anni fa, ad esempio, c’è molta più gente che frequenta i sentieri che salgono dal fondovalle per fare escursioni sul Corno Nero, anche in mountainbike, o semplicemente per andare a funghi. Sì, capita sempre più spesso anche di trovare cartacce e rifiuti di vario genere nel bosco ma la colpa non è solo dei turisti”, continua Cinzia Corradini.

Ci sono due nuove famiglie giovani che sono venute a vivere a Calvello: la prima è arrivata un paio di anni fa e la seconda molto di recente. Ci sono anche dei bambini. Il fatto che a queste persone piaccia vivere tranquilli, quasi isolati nella natura, non significa che siano asociali o misantropi: “Al contrario. Vedere residenti che arrivano ci rincuora. E di certo non avrebbe senso per noi aver bisogno dei turisti per sopravvivere e poi detestarli quando sono qui. Noi ad esempio abbiamo realizzato anche un piccolo percorso kneipp dietro al maso, insieme al Comune, perchè possano usufruirne tutti”.

Qui si vive ad una veloce più bassa e ci si gode il viaggio: “Ci si prova, almeno. Non è tutto così idilliaco, ovviamente. Certo, stare fuori dal paese ci obbliga ad una vita diversa ma ne siamo consapevoli e ne accettiamo i limiti. È impossibile abitare in un maso fuori mano e pretendere di aver tutti i servizi che ci sono in città. Bisogna adeguarsi”. E poi bisogna imparare ad apprezzare la situazione: “Noi viviamo qui perchè qui le cose sono più semplici. Non amiamo le sovrastrutture delle persone che pensano troppo. Qui non c’è da pensare. Qui non puoi rifiutarti di fare la manutenzione dei boschi, di tagliare i prati o di sistemare i muretti a secco perchè avresti di meglio da fare. Se hai scelto di stare qui devi farlo perchè è una tua responsabilità, anche verso la comunità. Tanti anni fa quando lavoravo a Cavalese non mi accorgevo nemmeno di quello che avevo intorno e di quello che succedeva intorno a me. Avevo sensazioni diverse da quelle che ho ora che seguo i ritmi della natura perchè ci sono in mezzo. Faccio un lavoro manuale che mi permette di non pensare ma di sentire”. Qui la vita scorre esattamente come vent’anni fa: “Noi e i nostri vicini siamo ancora uguali a noi stessi”.

Che tipo di turisti arrivano a Calvello?

Vengono da tutta Europa, forse più stranieri che italiani. Non sono molti sulle Dolomiti i posti pieni di pace e di silenzio come questi. Qui è sempre possibile uscire di casa ed essere già sul sentiero dell’escursione. E di certo nessuno viene qui a Capodanno per uscire a sparare i botti. Tutti gli animali fuggirebbero terrorizzati

A proposito, capita spesso di vederne in giro per il giardino? “I caprioli saltano regolarmente dentro allo steccato e mangiano le nostre erbe che usiamo per gli infusi. E poi ovviamente i cervi. Lupi? Non se ne sono ancora visti ma un paio d’anni fa ci siamo trovati davanti alla porta di casa un orso la cui presenza aveva fatto fuggire i cavalli”.

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