La presidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari ha portato la voce dell’economia montana in parlamento, partecipando ad un’audizione alla Decima Commissione permanente della Camera dei Deputati in rappresentanza anche di ASSOSPORT, Federturismo e Confindustria Alberghi.
Con la stagione invernale ormai alle porte, il desiderio degli operatori della montagna è innanzitutto quello di lavorare: “Nel malaugurato caso che i contraccolpi di questa nuova ondata pandemica colpissero di nuovo la montagna (non ci chiudono ma il rischio è di lavorare senza coprire i costi) – si legge in una nota stampa – la richiesta alle istituzioni sarà quella di attivare nuovamente interventi straordinari per facilitare l’accesso al credito e alla ristrutturazione dei debiti, esenzioni o riduzioni d’imposta e incentivi per gli investimenti produttivi”.
Il comparto non teme solo per il presente: “La perdita del 93% del fatturato (- 98% se si parla del solo settore funiviario) è un evidente segno di criticità nell’immediato ma gli effetti nel medio periodo sono ancora difficilmente quantificabili. I ristori hanno coperto le più ingenti necessità di liquidità ma non garantiscono la capacità di investimento nei prossimi anni”.
Di cosa ha bisogna la montagna, quindi? “Innanzitutto di lavorare e poi di investimenti strategici che non si limitino a rendere più appetibile e vendibile il “prodotto” ma che aiutino a strutturare e destagionalizzare l’offerta, che sostengano le piccole realtà e che aiutino le più grandi a mantenere le proprie quote di mercato. Un processo non solo economico ma anche culturale: la montagna dovrebbe essere promossa al livello scolastico e le famiglie (anche le meno abbienti) così come i giovani dovrebbero essere incentivati, anche economicamente, a viverla e a frequentarla. La montagna copre un terzo del territorio nazionale, un’area dal grande valore naturalistico, ricco di storia e tradizioni oltre che sede di “economie” che non si limitano alle attività ricettive ed enogastromiche ma che riguardano anche la produzione di calzature e articoli sportivi e il settore metalmeccanico. Dai produttori di impianti a fune a quelli di sistemi per l’innevamento programmato, settori dove le aziende italiane sono un’eccellenza riconosciuta in tutta il mondo.
Per questo il PNRR (Piano Nazionale di Recupero e Resilienza) è un’occasione per le “terre alte” che necessitano di iniziative strategiche e investimenti, da quelli infrastrutturali fino agli interventi per la sicurezza idrogeologica che possano consolidare e rilanciare un’economia che, oltre ad essere fonte di reddito per migliaia di famiglie, è anche uno strumento sociale per scongiurare lo spopolamento e l’abbandono dei territori”.