La Val di Cembra è salita sull’Olimpo. Dopo essere stata a lungo ricordata come la culla di campioni del ciclismo del calibro di Moser e Simoni, da ieri l’Italia ha scoperto la terza vallata dell’Avisio anche per il curling.
In questi giorni noi italiani, dismessi i panni di critici musicali con il calare del sipario sul palco dell’Ariston, siamo diventati esperti di questo sport. Sono pochi coloro che possono confessare di non aver mai pronunciato la parola stones nelle ultime 24 ore. O di aver parlato di scope e non aver pensato alle incombenze domestiche.
Merito della capacità tutta italiana di improvvisarsi esperti di qualsiasi argomento salga alla ribalta della cronaca, ma soprattutto merito della coppia che ha portato il curling nazionale – che conta meno di 400 tesserati – sul gradino più alto del podio olimpico.
“È un sogno che diventa realtà. Undici vittorie, abbiamo dato il nostro meglio e combattuto fino alla fine: questa medaglia ce la siamo proprio meritata; è bella pesante perché è d’oro e alla prima Olimpiade. Tanti anni fa sognavo questo momento e l’ho realizzato: è indescrivibile veramente. Sono fiera di me stessa, ma tutti i tiri si fanno in due; il lavoro di squadra è stato eccezionale, c’è stato tanto equilibrio”. Queste le prime parole della veneta Stefania Constantini, a cui ha fatto eco eco il cembrano Amos Mosaner: “Ce la siamo proprio meritata e probabilmente siamo stati la squadra più forte, non abbiamo rubato niente a nessuno. Sono certo che a Cembra ci sarà una grande festa“.
E a Cembra la festa c’è in effetti stata e probabilmente ci sarà al ritorno dalla Cina di Mosaner, che ha scritto il suo nome nell’albo d’oro degli atleti trentini che hanno portato in provincia una medaglia del metallo più prezioso dai Giochi Olimpici invernali. Con lui Franco Nones, Cristian Zorzi, Giorgio Vanzetta e Matteo Anesi.
Foto: World Curling Federation