Martin Riz in cima allo scialpinismo

Pubblicato nel 2008

La lunga e gloriosa tradizione sportiva di Fassa si arricchisce di un nuovo campione nato all’ombra del Sassolungo. Parliamo di Martin Riz, classe 1980, nonno e padre guide alpine di Campitello. Il talentuoso Martin ha mostrato, fin da ragazzo, una passione sfrenata per lo scialpinismo che ha sempre praticato con grande costanza. E, ora, tutte le sue fatiche hanno ottenuto una grande ricompensa con l’oro ai Campionati mondiali di scialpinismo in Svizzera, precisamente a Pourt du Soleil-Champery. Un oro vinto nella staffetta maschile assieme a Dennis Brunod, Manfred Reichegger e Denis Trento. Una medaglia preziosa che arriva, quindi, in Val di Fassa dove la tradizione scialpinistica a livello agonistico ha sempre trovato terreno fertile. Martin ha regalato alla sua valle, nonché al sodalizio sportivo dei Bogn da Nia di cui fa parte, un oro che è il traguardo più ambito per un atleta.

La sua è una carriera relativamente corta, anche se conta già dieci anni di agonismo alle spalle. Ma la cosa più interessante è sicuramente la prospettiva più che concreta di molti anni da vivere ancora da protagonista. Si tratta di un ragazzo forte dallo sguardo fiero, nato indubbiamente per fare fatica e dotato di un “motore”, come si dice in gergo sportivo, davvero eccezionale. Martin è nel giro della nazionale dal 2002 e nella sua carriera ha già all’attivo più di centocinquanta gare fra cui competizioni importanti come i Campionati del Mondo, dove nel 2005 in Spagna ha vinto una medaglia d’argento, la Sellaronda Skimarathon, il Pierra Menta e il mitico Trofeo Mezzalama. Numerose le vittorie, dalla Coppa delle Dolomiti, al Trofeo Quattro Valli, alla Raida Ladina (competizione nata quest’anno in Fassa, Gardena, Badia e Livinallongo), al Trofeo Bogn da Nia-Cianci, allo Sky-raid Civetta, alcune vinte proprio in questa stagione, e tante altre gare.

Un palmares, quindi, da fare invidia per un atleta che, in passato, ha saputo affrontare tante difficoltà e una forma non sempre straordinaria per tornare a trovare una condizione ottimale che l’ha reso assoluto campione in Italia e all’estero. Soddisfatto evidentemente anche il presidente dei Bogn da Nia Val de Fasha, Ennio Dantone, che dopo le vittorie del “kaiser” Carlo Battel, anch’egli noto campione di scialpinismo di Campitello, ora si coccola il giovane talento di casa. Così, in una sera fredda e tersa di marzo la comunità di Campitello e di tutta Fassa si è stretta attorno al suo campione facendogli festa e attestandogli la sua stima. Un’occasione anche per fare alcune considerazioni sul futuro dello scialpinismo e sulla possibilità che diventi una disciplina olimpica, come preannunciato da anni.

E Martin Riz ha espresso con entusiasmo le sue considerazioni: «Oramai lo sci alpinismo è in continua crescita – ha affermato – sia come praticanti, sia come atleti, nonostante manchino le federazioni di Austria e Germania che restano legate ai rispettivi Club alpini. Le nazioni più competitive, sotto molti punti di vista, sono l’italiana, la svizzera, la francese e la spagnola, anche se agli ultimi mondiali c’erano ben ventisette nazioni rappresentate. Insomma, c’è una tradizione di eventi alle spalle che potrebbe far pensare al grande salto nell’olimpo dello sport ma credo che, per ora, questo rimanga ancora solo un sogno. In Italia è già molto, di questi tempi, avere una federazione, dopo la forte crisi della Fisi dettata anche da ben note ristrettezze economiche. Noi atleti giriamo il mondo e partecipiamo alle competizioni a nostre spese». È chiaro, quindi, che i fuoriclasse della disciplina non hanno molte certezze anche se poi, sul campo, rispondono con risultati che li mettono spesso sul gradino più alto del podio.

«Chiaramente – conclude Riz – tutti noi atleti pratichiamo questo sport per autentica passione e per un grande amore per la montagna e i suoi spazi più inaccessibili. Questo è uno sport unico, in grado di regalare momenti magici. D’altra parte l’aumento esponenziale della pratica dello scialpinismo, sulle Dolomiti così come nel resto delle Alpi, sta a dimostrare tutte le sue potenzialità a livello agonistico e, forse ancor più, amatoriale». A Martin, dunque, l’augurio di una carriera sempre più luminosa, nella speranza che continui ad amare sempre lo scialpinismo come ha fatto finora.

Domenico Volcan

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