Mercante in fiera

Un centro commerciale itinerante all’aperto. Ecco come Fabrizio Pavani, responsabile trentino di ANVA, settore di Confesercenti che si occupa del commercio ambulante, definisce i mercati. Siano essi grandi o piccoli, settimanali o occasionali, di paese o di città, sono – ribadisce più volte – un luogo dove la gente non solo fa acquisti, ma si incontra, parla e mantiene vive piazze e vie.

Il punto di forza del mercato, secondo Pavani, sta proprio in questo, nella capacità di creare relazioni: “Spesso gli ambulanti conoscono per nome i loro clienti – dice -. Tra chi è dietro e chi è davanti la bancarella si instaura un rapporto di fiducia e di amicizia che può durare decenni. Credo che gli ambulanti siano rimasti la parte più vera del commercio: sono al contempo autista, vetrinista, venditore, contabile, responsabile acquisti; in un unico individuo c’è l’intera azienda. Chi si ferma al mercato sa di potersi affidare a persone che conoscono bene il prodotto che vendono e la sua provenienza”.

Per Pavani i mercati sono un servizio alle comunità: “Portano gente in centro, offrono le ultime novità a prezzi calmierati, sono occasione di incontro e di relazione, un valore aggiunto anche per il turismo. Spesso, infatti, i villeggianti, quando arrivano in una località, si informano proprio sui giorni di mercato. Quando io mi spostavo con la mia bancarella, a lungo anche in Fiemme e Fassa, avevo clienti che, da un anno all’altro, venivano a trovarmi”.

Durante il lockdown del 2020, come la maggior parte delle attività, anche i mercati si sono dovuti fermare per alcune settimane: “Fortunatamente a livello provinciale si è capito, prima che nel resto d’Italia, che i mercati godono di condizioni favorevoli, per cui abbiamo presto potuto riprendere a lavorare. Siamo all’aperto, situazione ideale per avere un basso rischio di contagi. Siamo stati tra le prime opportunità di normalità per la cittadinanza”.

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Giuseppe Facchini, assessore comunale di Predazzo con delega al commercio e all’organizzazione di eventi, ribadisce come in questi due anni si sia dovuta ripensare la formula organizzativa dei mercati: “Fortunatamente la nostra piazza è grande e ci ha permesso di gestire senza problemi il mercato quindicinale e quello contadino, allargando lo spazio a disposizione delle bancarelle, mentre per la fiera di San Giacomo del 25 luglio, per garantire un maggior distanziamento, abbiamo permesso di partecipare solo agli ambulanti con il posto fisso (generalmente mettevamo a disposizione anche una ventina di stalli per chi si presentava quel giorno). È comunque un dato di fatto che il mercato, grande o piccolo, sia una proposta sempre apprezzata dai residenti e dai turisti”.

Pavani conferma quanto detto da Facchini: “Le Valli di Fiemme e Fassa hanno la fortuna di avere dei mercati che funzionano, sia con la gente del posto che con i turisti. Lo dimostra il fatto che in queste zone sono rare le assenze di chi è titolare di posto”.

Il responsabile di ANVA del Trentino non nega però le difficoltà: “Nel 2019 le imprese che si occupavano di commercio ambulante in Trentino erano circa 500. Un numero soddisfacente, che però non cresce più come in passato. A lungo la nostra provincia è stata “terra di conquista” di ambulanti provenienti dalle regioni limitrofe, ma ora – con i costi in aumento, in particolare quelli di trasporto – non è più così. Purtroppo, l’incertezza di questo periodo, con il conseguente calo dei consumi, colpisce anche il commercio itinerante, anche se in generale possiamo dire che è un settore che tiene”.

È fondamentale, però, non adagiarsi e continuare a innovare: “I mercati esistono da millenni e, ne sono assolutamente certo, continueranno ad esistere anche dopo la fine dei centri commerciali. Ovviamente bisogna essere capaci di stare al passo. Col tempo, siamo passati dai carretti ai furgoni, dagli ombrelloni ai teli automatici; alcune merci negli anni sono quasi scomparse (per esempio giocattoli e ferramenta, a causa della concorrenza della grande distribuzione), ma sui prodotti freschi e sull’abbigliamento rimaniamo ancora un punto di riferimento per molti. A mantenere dinamico il settore è anche la concorrenza tra gli stessi ambulanti. Spesso un negoziante non guarda la vetrina vicina, mentre gli ambulanti – che non hanno muri a dividerli dalla bancarella a fianco – sono costretti a guardare, osservare e aggiornarsi. Ed è proprio per non restare indietro che molti ambulanti hanno anche un sito internet: la necessità, infatti, è quella di farsi conoscere e riconoscere”. Pavani conclude: “Siamo una categoria viva e importante, che deve però continuare a ragionare su come migliorarsi (per esempio interrogandosi sugli orari di apertura) per poter continuare ad offrire alla comunità il suo servizio”.

Monica Gabrielli

dentelin.eu
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