Non ci può essere transizione ecologica senza un cambio di abitudini. Ne è convinto e lo ha più volte ribadito Andrea Ventura, direttore generale della società che si occupa della gestione dei rifiuti nella valle dell’Avisio.
“Per un cambio di rotta reale è necessario riprogettare la vita quotidiana e quella sociale, anche a livello di eventi”, sostiene. Il presidente Giuseppe Fontanazzi ne condivide totalmente il pensiero: “Non basta più il riciclo per lavarsi la coscienza”.
Nessuno mette in dubbio che la Val di Fiemme sia una valle virtuosa in termini di raccolta dei rifiuti. Basti pensare che nel 2004 la differenziata era pari soltanto al 27,19%. Questa percentuale, fin dal 2007, supera ormai l’80%. Nel 2020 è stata pari all’83,46%. “È oggettivamente difficile fare meglio di così – sottolinea Ventura – anche se c’è ancora margine per lavorare sulla qualità della raccolta, comunque già notevolmente migliorata con l’introduzione del servizio a porta a porta.
Le criticità maggiori rimangono quelle legate alla differenziazione degli imballaggi di plastica, che sono realizzati in materiali sempre più complessi e difficili da separare”. La vera sfida oggi però è un’altra: “L’obiettivo ora deve essere quello di ridurre i rifiuti.
I dati, infatti, parlano chiaro: negli anni abbiamo notevolmente ridotto la produzione di secco, ma la quantità dei rifiuti è rimasta pressoché invariata. Nel 2004 in Valle sono state raccolte 11.718,36 tonnellate di immondizia, nel 2020 10.914,58. La conclusione è evidente: differenziamo di più, ma produciamo rifiuti come 17 anni fa”.
Una strada, quella della riduzione, tutt’altro che semplice e lineare, fatta di leggi che stentano ad arrivare, ma anche di comportamenti individuali e collettivi.
“L’Italia è uno dei maggiori produttori europei d’imballaggi – illustra Fontanazzi -. Ciò spiega perché a livello legislativo sia così difficile smuovere la situazione. Si parla sempre più di nuovi materiali biodegradabili, ma l’unica strada realmente sostenibile è quella dell’eliminazione degli imballaggi a perdere”.
Ventura chiarisce: “Il tema della bioplastica è fuorviante perché distoglie dal vero obiettivo, che è quello del cambio d’abitudini. Il problema non si risolve sostituendo la plastica con altro materiale. Dobbiamo riuscire a dire basta all’usa e getta, alle confezioni monouso, a ciò che viene usato come imballaggio ma che di fatto è inutile”.
Tanto si può fare – spiegano in Fiemme Servizi – nella vita quotidiana scegliendo cosa e come acquistare. Una sfida che è del singolo, ma anche della collettività.
“Credo che la valle sia pronta a fare quel passo in più reinventandosi anche a livello di eventi”, sostiene Ventura. “Pensiamo a quanti piatti e bicchieri vengono buttati ad ogni festa e manifestazione. Sacchi e sacchi di rifiuti che potrebbero essere evitati tramite un nuovo approccio. Si potrebbe scegliere di usare stoviglie lavabili, la soluzione forse più facile e immediata, oppure mettere in campo fantasia ed innovazione inventando nuovi modi sostenibili di proporre il cibo: finger food servito in contenitori commestibili, per esempio”.
Fontanazzi aggiunge: “A livello istituzionale abbiamo iniziato a discuterne anche con i sindaci dei paesi della valle per cambiare davvero la rotta. Credo che Fiemme sia pronta a fare quel passo in più e che anche i turisti, che già in gran parte apprezzano il lavoro che fin qui è stato fatto, potrebbero condividere e sostenere un approccio più sostenibile anche a livello di eventi. Potremmo arrivare alle Olimpiadi con un approccio capace davvero di renderci diversi. Questa non è sicuramente la strada più facile, ma è il momento di aprire una riflessione su ciò che vogliamo essere e dove vogliamo andare”.
C’è chi quel passo in più verso la sostenibilità lo ha già fatto e potrebbe essere da sprone ed esempio per altri. Tanto più che non stiamo parlando di uno qualunque, ma di Alessandro Gilmozzi, chef stellato del ristorante El Molin di Cavalese: “Faccio parte anche del progetto Chic Respect che punta a ridurre l’impatto ambientale dei consumi alimentari e gli sprechi in cucina. Ciò che spesso è considerato scarto può essere, infatti, usato. Per esempio, con la buccia del sedano rapa che noi maturiamo con gli ultrasuoni (un macchinario che consuma meno energia di un forno) ed essicchiamo – si realizza una polvere che va ad insaporire nuovi piatti. Prima di buttare qualcosa, bisognerebbe sempre chiedersi come si potrebbe utilizzarlo”.
Chef Gilmozzi adotta questo approccio anti-spreco anche negli eventi esterni, quando cerca di ridurre al minimo i rifiuti. “Con un po’ di creatività e tanta voglia di sperimentare, si possono trovare soluzioni che permettano di evitare i piatti usa e getta”. Il ristoratore cavalesano ne cita alcune già provate ed apprezzate, da tartellette a forma di cucchiaino pratiche e facili da mangiare anche in piedi, a veri e propri piatti commestibili che si richiudono su sé stessi come burritos.
Elaborazioni e produzioni d’eccellenza nel caso di Gilmozzi. Ma non serve essere chef stellati per mettersi in gioco a favore della sostenibilità. Ecco allora che Ventura lancia una sfida ad associazioni, giovani e ristoratori per preparare la valle ad una transizione ecologica reale, non solo di facciata nel nome della plastica biodegradabile.
“Vediamo chi sarà a proporre le soluzioni più creative per ridurre i rifiuti anche in occasione di piccoli e grandi eventi?”. Chissà che dalla fantasia e dalla capacità di innovare non nascano progetti e idee capaci di rendere Fiemme una valle sempre più verde.