Quattro Maestri in musica – Fiorenzo Brigadoi

Fiorenzo Brigadoi, classe 1948, è nato e cresciuto a Predazzo, e qui la sua figura è divenuta tanto iconica che il titolo “El banda” sembra aver ormai sostituito il suo stesso nome di battesimo; eppure una strana combinazione collega proprio la scelta del suo nome a quei due mondi, la chiesa e la banda, ai quali Fiorenzo sarebbe rimasto legato per il resto della sua vita: il nome Fiorenzo venne infatti suggerito dalla nonna che, poco prima della sua nascita, partecipò alla prima messa celebrata da Don Fiorenzo Brigadoi (omonimo ma non parente) alla presenza della Banda di Predazzo. Una sorta di “anticipazione” del ruolo che musica sacra e musica bandistica avrebbero un giorno ricoperto nella sua vita. Ha poco più di otto anni Fiorenzo quando entra a far parte dei chierichetti di Predazzo, ma restare concentrato durante le celebrazioni in latino gli costa una fatica enorme! La sua attenzione è tutta per il coro delle voci bianche, perché è questo che vuole fare, cantare nel coro. Ed è quello che farà; a dirigerlo è il cappellano Don Giuseppe Soini, colui che di fatto diventerà il suo primissimo insegnante di musica oltre a un importante punto di riferimento con il quale Fiorenzo rimarrà in contatto fino al giorno della sua scomparsa.

Quasi contemporaneamente Fiorenzo diventa allievo della banda di Predazzo; il primo strumento che gli viene consegnato è talmente malconcio che quello che esce non convince né lui né il maestro, ma quando finalmente gli viene concesso un flauto in buono stato, Fiorenzo non smette più di suonare: dalle finestre i passanti lo sentono esercitarsi a tutte le ore, non sempre ne sono felici, solo il mitico maestro Ettore Dellagiacoma intuisce che il ragazzino ha del potenziale: “Sente sempre sonar chel tosat, par mi el deventa en maestro de musica!”

Fiorenzo impara velocemente, tanto che, quando la banda rimane temporaneamente senza il suonatore di basso tuba, lui lo sostituisce imparando a suonarlo in una settimana. Quando nel ‘65 il padre dell’organista della chiesa Arcipretale di Predazzo viene a mancare improvvisamente, a Fiorenzo viene chiesto di suonare l’organo durante il servizio funebre: è il suo debutto ufficiale come organista, al quale seguiranno cinquantaquattro anni di attività ininterrotta anche come direttore del Coro Arcipretale.

Solo due anni più tardi un nuovo debutto è alle porte, stavolta si tratta di una vera e propria sfida, ma non all’interno della chiesa, stavolta è la Banda a chiamare. È il giugno del 1967 e al termine di un concertone a Tesero, la Banda di Predazzo si scioglie definitivamente. Il 21 luglio il presidente Cino Giacomelli contatta Fiorenzo: vuole rimettere insieme la formazione e vuole che sia Fiorenzo a farlo, diventandone così il nuovo, giovanissimo maestro. Fiorenzo accoglie la richiesta con gioia ma anche con il timore di trovarsi davanti a un compito troppo arduo per il quale, anche il corso per diventare maestro, seguito alcuni anni prima con il maestro Silvio Deflorian, potrebbe non averlo preparato a sufficienza, quantomeno non ad affrontare tutte le competenze artistiche che l’incarico comporta. Fiorenzo accetta ugualmente e nonostante le iniziali perplessità dei suonatori più anziani, il “ragazzo” riesce ben presto a conquistare la fiducia portando lentamente la banda dai quattordici elementi iniziali a una formazione che negli anni è arrivata a contare fino a sessanta suonatori.

Quando si iscrive al conservatorio Fiorenzo ha già diciannove anni: la mattina lavora in falegnameria con il padre e gli zii, il pomeriggio raggiunge Bolzano in corriera, due ore di viaggio all’andata e due al ritorno ma il risultato vale tutto il sacrificio e nel ‘71 Fiorenzo si diploma in flauto. Nel frattempo il suo professore di flauto Luigi Palmisano, primo flauto dell’Orchestra Haydn, gli propone di collaborare come “aggiunto”: Fiorenzo vi suona per sette anni, come flauto e ottavino, ma quando gli viene proposto di entrare a far parte stabilmente dell’orchestra il famoso “mal de campanil” ha la meglio e Fiorenzo rifiuta per restare in Valle e sviluppare qui la sua professione musicale.

Alcuni anni più tardi, quando è già sposato, Fiorenzo ritorna al Conservatorio, deciso ad ampliare e approfondire le proprie competenze musicali, questa volta seguendo un percorso di studi dedicato alla musica corale, direzione di coro, composizione, pianoforte e organo.

Crescono competenze musicali ed esperienza ma anche la famiglia si allarga; Fiorenzo è già padre per la seconda volta quando un brutto incidente lo costringe a restare a letto per oltre tre lunghi mesi ma senza riuscire comunque a stare con le mani in mano: “Se ho qualcosa da dire, se ho qualcosa di cui voglio parlare, allora le note diventano le mie parole…” In questo periodo Fiorenzo compone due marce religiose, “San Giacomo”, dedicata al patrono di Predazzo e “San Camillo”, dedicata al patrono degli ammalati, ma anche “Ivo Valzer”, e “Mayor Franz”, due composizioni per la banda dedicate ai primi due dei suoi tre figli, nonché la marcia sinfonica “a Giusy” dedicata alla moglie . Altre composizioni nascono nello stesso periodo: la Messa “Salus Infirmorum” per coro e organo, mottetti e un “Pange Lingua”. Nella sua camera d’ospedale a Bressanone, Fiorenzo ha a disposizione solo matita e carta da musica, perciò compone così, senza l’aiuto di alcun strumento.

Proprio come Luigi Felicetti “Piera”, il ciabattino compositore di Predazzo che alla fine del 1800 scrisse un’intera opera (Daniele nella fosse dei leoni) “senza l’uso di alcun istrumento” così come riportato sul manoscritto ufficiale donato proprio a Fiorenzo poiché da sempre coltiva un profondo interesse per la storia locale di cui custodisce, non solo testimonianze e documenti (tra i più antichi il registro delle adunanze delle vecchie rogge che attraversavano il paese datato 1680), ma anche antichi strumenti realizzati a mano dalla gente di Predazzo e che lui stesso si è impegnato a riparare, come un mandoloncello, più grande di un normale mandolino e con due corde in più, o il mandolino lira, costruito da Marino Vanzo, un vecchio carpentiere di Predazzo.

Procede così la vita di Fiorenzo, in un perfetto equilibrio tra musica sacra e musica bandistica, dove l’elemento costante rimane l’insegnamento e non solo presso le scuole medie di Predazzo ma anche alla Scuola Musicale di Riva del Garda e poi in tutte le scuole della Val di Fassa, da Moena a Penia. Sono quasi quattrocento i brani di musica sacra e liturgica composti da Fiorenzo Brigadoi, alcuni dei quali pubblicati da importanti case editrici come la celebre “Carrara”.

Un suo Magnificat, per soli, coro e ottoni, venne eseguito dai cori riuniti della Calabria presso la Sala Nervi (l’aula delle udienze pontificie) alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, mentre la Messa che Fiorenzo compone per Papa Benedetto XVI viene accolta con estrema gratitudine dal pontefice emerito che gli comunica la propria riconoscenza con una lettera che Fiorenzo custodisce gelosamente.

Nel 2008 Fiorenzo si dà anima e corpo per la realizzazione nella chiesa di Predazzo di uno dei più bei organi di tutto il Trentino costruito da Andrea Zeni, organaro di Tesero, tanto che anche organisti di fama internazionale che si trovano a trascorrere qualche giorno di vacanza nei dintorni approfittano per fermarsi a suonare. E non solo loro. Fiorenzo ha organizzato ben dodici rassegne per giovani organisti provenienti da tutta Italia, diplomati o diplomandi attratti dalla possibilità di suonare un organo di qualità eccellente.

Come maestro della Banda di Predazzo, invece, Fiorenzo ha vissuto in prima persona una vera e propria evoluzione, la stessa che probabilmente molte altre bande locali hanno vissuto, passando da un piccolo gruppo di suonatori con strumenti a volte così usurati da doverli sistemare con mezzi d’emergenza e un apprendimento della musica basato sull’osservazione dei suonatori più esperti, ad un gruppo di trentacinque musicisti che oggi grazie ad una formazione eccellente e a ottimi strumenti possono affrontare anche l’esecuzione di brani particolarmente complessi: “Una volta ci volevano almeno quattro prove per imparare anche brani piuttosto semplici, mentre oggi, chi suona nella banda riesce ad eseguirli anche in una sola”.

Fiorenzo ha vissuto la banda quando ancora non esistevano le divise; le prime infatti sono state realizzate nel ‘69, rigorosamente bianche e blu, i colori tradizionali di Predazzo, proprio come quelle attuali. La Banda di Predazzo non è stata l’unica ad essere diretta dal Maestro Brigadoi, anche quella di Moena e di Vigo di Fassa hanno avuto Fiorenzo come maestro che ha sempre approfittato dell’occasione per approfondire le sue conoscenze della lingua Ladina.

Tante le soddisfazioni anche in ambito bandistico, una tra le tante è legata ad una marcia “Eco delle Alpi” da lui composta ed eseguita a Chicago davanti a quattromila persone dalla Grande Banda Rappresentativa della Federazione Trentina in occasione del convegno mondiale di bande “The Midwest Clinic”.

Particolarmente emozionante anche i festeggiamenti per ricordare gli anniversari di Verdi, Wagner e Mascagni con un gran concerto interpretato dalla Banda Civica, dai Cori riuniti di Predazzo e Panchià. Ad oggi sono più di cinquanta i pezzi che Fiorenzo ha composto per la banda, dieci dei quali pubblicati dalle case editrici Scomegna, Mulph e Nord Sound. Terminato da poco, è un valzer dal titolo “Al Biolago” e verrà eseguito in occasione del concerto di S.Cecilia. E poi ci sono anche tante collaborazioni come quella con la corale Bruckner di Moena o con il coro “ No le mai masa tart” e come organista della Parrocchia di Moena, collaborando nello stesso ruolo con la Pieve di Vigo di Fassa e con la Parrocchia di Tesero. Ha fondato e diretto la Corale polifonica “In dulci jubilo” di Predazzo. Da ricordare anche i Cori della Terza Età di Predazzo e Cavalese. Da oltre vent’anni si esibisce con il Trio “Piccola Vienna” da lui fondato con un repertorio che spazia dalle musiche viennesi all’operetta, fino alle canzoni napoletane d’altri tempi.( Fiorenzo al pianoforte, Andrea Ferroni al violino e il figlio Ivo al violoncello.

La sua soddisfazione più grande? Aver “involontariamente” trasmesso l’amore per la musica ai suoi figli: Franco, Ivo e Gabriele. “Quando erano piccoli e mia moglie mi chiedeva di occuparmi di loro, io li portavo nel mio studio e suonavo loro qualcosa. Loro poi, ognuno a proprio modo, afferravano qualche strumento e mi imitavano. Non li ho mai forzati. Ivo, ad esempio, fin da piccolissimo era affascinato da un vecchio violoncello del 1700 e andava solo alle elementari la prima volta che dichiarò di voler diventare un violoncellista. E così è stato”.

Ad oggi, nella banda di Predazzo, i familiari del maestro Brigadoi sono circa una decina: oltre ai figli, i nipotini Martina (diplomata in flauto), Davide, la nuora Sara, e i nipoti Daniele, Ivan e Roberto: una presenza che lo rende orgoglioso e quando ci pensa… si commuove un po’…

Leonilde Sommavilla

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