L’isola greca che sfiora la Turchia, ha un passato ricco di storia. Qui vissero i greci, i romani, i sudditi dell’impero bizantino, i Cavalieri Ospitalieri, gli ottomani e infine anche gli italiani, tra cui una comunità proveniente dalla Valle di Fiemme.
Per trovare tracce del passaggio dei fiamazi è necessario lasciare il mare cristallino delle coste per inoltrarsi all’interno dell’isola percorrendo la tortuosa strada che collega Kolympia a Kalavarda. Al centro dell’isola troviamo Eleoussa (un tempo chiamata Campochiaro) disegnata secondo le linee essenziali dell’architettura razionalista. La piazza, a pianta rettangolare, è delimitata a sud ovest dalla chiesa e a nord est dal palazzo della prefettura.
Sui lati più lunghi sorgono due edifici: la scuola del paese e quello che un tempo ospitava il palazzo comunale, il mercato e le attività commerciali, entrambi protetti da un porticato. Purtroppo gli unici edifici ancora agibili sono la chiesa e parte della scuola attualmente adibita a sede di una associazione di volontariato per la lotta agli incendi. Tutto il resto è vandalizzato e in rovina. Poco lontano, verso la montagna, si trova ancora una spettacolare fontana circolare che serviva a vari scopi: come serbatoio di acqua ma anche per farci il bagno nella stagione calda.
Il villaggio fu costruito nel 1935 e presero dimora un buon numero di boscaioli e segantini provenienti dalla Val di Fiemme. Un libro del 2012 “Campochiaro, gli uomini del legno nell’isola delle rose” (Curcu&Genovese Associati Srl) del giornalista e scrittore Renzo Maria Grosselli descrive le vicende di questa comunità trentina a Rodi con un ricco corredo di testimonianze.
Ma le sorprese non finiscono a Eleoussa. Se proseguiamo la strada verso Salakos e saliamo al paese di Profitis Ilias troviamo un incantevole albergo alpino in pieno Mediterraneo. Il tetto spiovente e gli abbaini si stagliano nel bosco di pini d’Aleppo. L’interno è un vero museo. L’arredo è ancora degli anni Trenta e si notano subito le influenze futuriste di cui il trentino Fortunato Depero fu uno dei maggiori protagonisti.
Siamo in una graziosa località di villeggiatura che prende il nome dall’omonimo monte, dedicato al Profeta Elia. Il villaggio si trova a 720 metri di quota, accanto a un antico monastero. Tra il 1929 ed il 1930, durante l’occupazione italiana, vennero costruiti due alberghi nel più puro stile svizzero, aperti come hotel “Elaphos” e “Elaphina”: il primo a tre piani e il secondo più basso. Chiusi entrambi dopo la partenza degli Italiani, solo l’Elaphos è tornato in funzione nel 2006, e oggi offre ospitalità in 20 camere e tre suites.
Il personale è molto gentile e non è affatto disturbato dalla presenza di escursionisti che entrano nelle grandi sale a piano terra per osservare, in un viaggio a ritroso nel tempo, ambienti di inizio secolo scorso. Sulle pareti anche scatti in bianco e nero con immagini che testimoniano la vita dei migranti in quella zona. Il compito primario dei lavoratori trentini era di ricostruire il patrimonio forestale devastato dalla raccolta incontrollata e dalla crescita smisurata dei terreni dedicati alla pastorizia. Non era solo un compito conservativo ma sviluppare e utilizzare in maniera adeguata i boschi di varie essenze. I lavoratori della Valle di Fiemme erano provetti boscaioli ma tra di loro c’erano segantini, carpentieri e falegnami. Concretamente l’obiettivo che Mario Lago, l’allora governatore di Rodi perseguiva, era di riprodurre in scala ridotta, quello che la Magnifica Comunità di Fiemme aveva realizzato nella sua storia millenaria.
Oggi i flussi turistici di Rodi interessano soprattutto le spiagge e le località di sicuro richiamo come Rodi, che dà il nome all’isola e Lindos. Non sono molti i turisti che visitano i territori dell’interno che offrono scorci selvaggi, paesaggi indimenticabili e contatti con una popolazione molto accogliente. Ad aprire una nuova possibilità sono ancora dei trentini. Juri Vesi, direttore di un hotel nella baia di Lardos e la moglie Elisa, con un comune passato negli scout. Sono arrivati da una quindicina di anni sull’isola ma da buoni trentini hanno mantenuto la passione per la vita attiva, in particolare dedicare tempo alle escursioni. Di qui l’idea di avviare un’agenzia di passeggiate ed escursioni denominata “Hiking Rhodes”. La proposta è molto ricca e va dall’alba nella baia di Navarone (quella del famoso film con Anthony Quinn) al tramonto osservato dai ruderi del castello di Monolithos.
In compagnia di Elisa si può salire sulla vetta più alta dell’isola, il monte Attavyros, o addentrarsi nel canyon di Koufos. Generalmente i clienti più interessati sono gli stranieri ma i due trentini hanno stretto una collaborazione con alcune sezioni della Sat (Società alpinisti tridentini) che hanno partecipato ai trekking fornendo anche idee per la pulizia e il tracciamento dei sentieri. Sull’isola non esiste, come avviene in Trentino, un servizio di cura e manutenzione dei sentieri. Non esiste segnaletica quindi l’impegno di Elisa e Juri è prezioso per far riscoprire paesaggi inconsueti ma anche le tracce del passaggio trentino sull’isola di Rodi.
Gilberto Bonani
Foto: Hotel Elaphos