Sognando l’uniforme

Dire Alpini significa dire montagna. E chi meglio di una nostra valligiana può incarnare questo legame tra uomo e montagna? È il caso di Anna Piazzi, teserana, da diversi anni in servizio nell’Esercito Italiano, presso il 6° reggimento alpini. Il suo percorso in ambito militare è iniziato nel 2009 con due anni come volontaria, ma già da bambina sognava la divisa ascoltando i racconti del nonno. In effetti queste radici lontane si riflettono sulla tesi che ha portato Anna alla laurea: la battaglia del monte Nero, combattuta dal 3° reggimento alpini durante la Prima Guerra Mondiale. Anna, infatti, si è laureata in Scienze strategiche, dopo aver frequentato la prestigiosa Accademia Militare di Modena con il 195° corso Impeto e la Scuola di Applicazione dell’Esercito, a Torino, che completa la formazione universitaria e post laurea degli Ufficiali. Ma la sua formazione è ricca e variegata e non è cominciata (né finita) con la laurea: prima il Reggimento Addestramento Volontari ad Ascoli Piceno, poi un periodo al 6° reggimento alpini, per poi approdare a Trento al Comando Militare Esercito – Trentino Alto-Adige. Ma Anna non si è accontentata, ha vinto il concorso come Volontario in Ferma Prefissata quadriennale ed è stata assegnata al 1° reggimento artiglieria da montagna a Fossano (CN). Numerosi sono i corsi di specialità che ha frequentato: sci, arrampicata, ma è anche istruttore di combattimento nei centri abitati. Insomma una donna in perenne movimento, non solo in ambito lavorativo, ma anche personale dal momento che è mamma di un bambino di 4 anni. Il sostegno della famiglia (che non le è mai mancato, nel lavoro come a casa) è importantissimo.

Attualmente Anna è in servizio presso il 6° reggimento alpini di Brunico, città dove vive se non è impegnata in attività operative condotte dalle unità dell’Esercito. Per lei è stata una grande soddisfazione tornare dove tutto è cominciato, ora con il grado di Tenente, anche se il Complesso Minore dell’operazione “Strade Sicure” che è sotto la sua responsabilità è dispiegato a Bolzano e alla frontiera del Brennero. Questa operazione, in corso da 11 anni su tutto il territorio nazionale, vede l’Esercito supportare le Forze dell’Ordine nel mantenimento dell’ordine pubblico. Inoltre, a conferma del loro ruolo strategico quale importante strumento al servizio della collettività, gli uomini e le donne dell’Esercito Italiano sono stati chiamati a fronteggiare l’emergenza sanitaria da COVID-19 e fornire ogni giorno risposte concrete ad una situazione che ha colpito e stravolto le abitudini e lo stile di vita di tutte le famiglie italiane.

Nell’operazione “Strade Sicure”, il Ten. Piazzi, nel suo ruolo di Comandante, si occupa innanzitutto della gestione del personale alle sue dipendenze e di tutte le altre risorse che le sono affidate: definisce l’impiego del personale, ne regola i turni di servizio, si assicura che i suoi alpini assolvano correttamente i compiti che vengono loro affidati e che i mezzi e gli equipaggiamenti siano impiegati in modo appropriato e mantenuti in piena efficienza. Tutto questo mantenendo un contatto costante col comando superiore di Milano, da cui riceve ordini e compiti da assolvere, e con la Questura di Bolzano. Non è stato questo però il suo primo impiego da quando è tornata al suo amato 6° alpini: ha ricoperto l’incarico di vice comandante di una compagnia fucilieri e si è occupata della pianificazione delle attività addestrative del reggimento.

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Anna ritiene di aver fatto lo stesso percorso e affrontato le stesse attività addestrative dei colleghi uomini. Non vede differenze. Certo, riconosce che le donne potrebbero incontrare delle difficoltà dovute ad una diversa fisicità: ma questo non porta a nessuna discriminazione. I compiti da assolvere sono uguali per tutti e richiedono a tutti uguale impegno, come in ogni lavoro. Non basta indossare un’uniforme, bisogna capire cosa questo significa. L’attività operativa porta tutti, uomini e donne, a vivere a stretto contatto, anche per periodi prolungati, uniti in uno sforzo corale teso a raggiungere un comune obiettivo: ne deriva un rapporto di fiducia e un forte affiatamento che portano alla creazione di un “gruppo” coeso.  

Questa ragazza di 30 anni ne ha fatta di strada da quando, appena sedicenne, vedeva il fratello Claudio indossare l’uniforme e respirava, nei racconti del nonno, la vita di un’organizzazione complessa come l’Esercito la cui appartenenza impone l’accettazione di regole ben precise e l’adozione di uno stile di vita caratterizzato da rigore, forte motivazione, profondo senso di responsabilità e amor di Patria.

Silvia Vinante

dentelin.eu
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