Tra qualità e rischi

Alternativa nutrizionalmente valida alla carne, ma potenzialmente allergenici. Il parere della dottoressa Stefania Folloni, medico dietologo nutrizionista.

Entomofagia, ovvero il consumo alimentare degli insetti da parte dell’uomo. Si parla spesso di insetti come cibo del futuro, ma si dimentica che i nostri antenati preistorici si cibavano senz’altro di una grande quantità di insetti, quindi sarebbe forse più opportuno parlare di cibo del passato, e anche del presente, visto che in molte aree del nostro pianeta gli insetti costituiscono un’importante fonte di proteine. Secondo la FAO gli insetti fanno parte dell’alimentazione tradizionale di circa due miliardi di persone nel mondo. Per capirne di più e scoprire le proprietà nutritive di questo alimento abbiamo posto qualche domanda a Stefania Folloni, medico dietologo nutrizionista.

Da medico nutrizionista qual è la sua visione dell’argomento che è diventato così tanto attuale?

Penso che si stia cercando di spostare l’attenzione da problemi molto scottanti, cioè il consumo eccessivo di proteine animali provenienti da carne e pesce e da derivati animali come uova e latticini, nonché l’impatto ambientale devastante e le conseguenze etiche dell’allevamento, proponendo una soluzione meno impattante sull’ambiente, attraverso l’utilizzo di un animale che popola il mondo in numero decisamente maggiore. Ma gli insetti devono essere ben definiti per legge e trattati in un certo modo, per ridurre il rischio per il consumatore, quindi parliamo sempre di allevamento e cioè, da un punto di vista etico, si tratta sempre di sfruttamento animale. E, da un punto di vista alimentare, parliamo sempre di introduzione di proteine animali, dimenticando che nella nostra dieta mediterranea questo alimento ha un peso minimo. Considerato tra l’altro che avremmo a disposizione cibi vegetali che ci possono dare tutti i nutrienti di cui necessitiamo, senza rischi e rimanendo nella nostra tradizione culturale, utilizzando leguminose e cereali. Spostare l’attenzione sul consumo di insetti penso sia solo un modo per mettere una toppa a problemi etici e ambientali, anche se questo alimento può rappresentare una valida alternativa.

Il profilo nutrizionale degli insetti a suo parere può davvero renderli un valido sostituto delle proteine animali?

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Parlando esclusivamente di profilo nutrizionale, gli insetti contengono tutto il parco aminoacidico utile alla formazione delle proteine del nostro corpo (aminoacidi essenziali) e altre proteine oltre a grassi essenziali. Le carni (sia bianche sia rosse) impattano in modo negativo sulla nostra salute per la presenza di grassi non salutari che si alterano in cottura, mentre i grassi presenti negli insetti sono più salutari e “sicuri” sotto il profilo nutrizionale, inoltre questi insetti sarebbero allevati in modo naturale perché non necessitano di antibiotici e cibo particolare per crescere. Quindi sì, possono essere una valida alternativa.

Cosa può dirci riguardo alle possibili allergie? Ci sono studi al riguardo? E chi è allergico a mitili e crostacei rischia di più mangiando insetti?

Dal punto di vista zoologico i crostacei sono gli insetti del mare. Insetti e crostacei sono due gruppi di animali (Phyla) che si sono spartiti due ambienti diversi e, in termini di proteine allergeniche, hanno lo stesso profilo. Pertanto, chi è allergico (cioè chi soffre di una reazione anafilattoide o minore, in risposta alla assunzione di crostacei) deve fare attenzione al loro consumo, o evitarlo. Sicuramente questo è un punto importante, poiché le allergie (non le intolleranze che sono un altro capitolo) sono un fattore importante nel momento della scelta di un alimento e richiedono a chi ne soffre molta attenzione nella lettura delle etichette, dove anche “tracce di…” possono essere pericolose. Ricordiamo anche che il rischio di allergia non svanisce con la cottura.

Ritiene che soprattutto noi italiani, così attenti alle tradizioni alimentari, potremo mai farci conquistare da questi nuovi cibi?

Questo è un dubbio che ho anche io, a dire il vero. Posto che giornalmente chi consuma alimenti industriali consuma o spalma sul corpo derivati degli insetti senza saperlo (ed esempio il colorante rosso alimentare e cosmetico additivo E120 viene dalla cocciniglia, o la ceralacca additivo E904 viene dagli afidi), consumiamo “insetti” da tempo immemore, poiché fanno parte dello stesso gruppo dei crostacei (aragoste e gamberi), ma ci fa meno disgusto mangiare un gambero con lo zafferano che la locusta che vediamo sul terrazzo di casa. È semplicemente una resistenza culturale? Sì, io penso che ogni popolo abbia la sua cultura e si dovrebbe riferire alla propria cultura per costruire le basi dell’alimentazione, anche se la nostra dieta mediterranea si è andata via via perdendo, a favore di un consumo eccessivo di prodotti animali. Ma non è solo questione di cibo: dobbiamo pensare ai nostri figli, ai figli dei nostri figli, all’etica e all’ambiente, per lasciare un mondo che sia vivibile per le generazioni future. Sicuramente, in quest’ottica, la farina di insetti ci può venire in aiuto, per ridurre drasticamente il consumo di acqua per gli allevamenti (1/5 rispetto all’allevamento di vacche), il consumo di mangime (1/10) le emissioni di CO2 (1/10) e lo spazio occupato dagli allevamenti (1/12). Quindi, sicuramente è necessario cessare di mettere la testa sotto la sabbia e far finta di non poter fare nulla, iniziare a mangiare sicuramente più vegetali e tornare ad apprezzare le proteine vegetali fornite dalla nostra terra in grande quantità e magari inserire nella nostra alimentazione gli insetti (se possibile, se non abbiamo note allergie) una o due volte in settimana in sostituzione della carne animale.

Valeria De Gregorio

dentelin.eu
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