Abbiamo deciso di riproporre alcuni articoli del periodico l’Avisio. Si tratta di “pezzi” che ci raccontano come eravamo. Gli articoli sono antecedenti rispetto ai giornali digitali scaricabili gratuitamente dall’archivio contenuto ne L’AvisioBlog. Oggi vi proponiamo un’indagine sui soprannomi di famiglia di Moena, pubblicata nel 2007. Buona lettura.
Bibliotecaria di Moena, da sempre appassionata ed esperta di storia locale, Maria Piccolin si è recentemente dedicata a un’interessante ricerca su nomi, cognomi e soprannomi di Moena. Una ricerca che ha attentamente condotto su documenti scritti, per lo più nell’Archivio storico del comune, con la precisione che contraddistingue i suoi lavori. Il risultato è stato presentato durante un affollato appuntamento alla fine del mese di marzo. Molte le persone che hanno seguito la sua relazione e entusiasti i commenti al termine, anche se qualcuno è rimasto deluso per non aver sentito citare il soprannome suo o della sua famiglia.
«Molti dei soprannomi che ho trovato sui documenti – spiega Maria – sono in uso ancora oggi. Sono tantissimi anche se ho considerato solo quelli trovati scritti e non tutti quelli della tradizione orale. È soprattutto per motivi di tempo, che non ho potuto elencarli tutti durante la serata, ma risultano nella mia ricerca».
Un aspetto che incuriosisce molto è il fatto che un tempo le persone non conoscevano la loro data di nascita, solo l’anno e forse, se andava bene il mese. «C’è il caso – continua Maria – di un moenese, per esempio, che non risultava neppure sul libro dei battezzati (che nel 1800 costituiva l’anagrafe a tutti gli effetti) e, quindi, per ovviare all’inconveniente, ha dovuto far rilasciare alla madre (che per fortuna era ancora viva) una dichiarazione giurata in cui affermava che quel suo figlio era nato nell’anno tale a circa metà del mese di febbraio. Fino a due secoli fa casi del genere non erano rari e molto dipendeva dalla diligenza e dall’ordine del prete che doveva tenere i registri. Con questo desidero sottolineare l’importanza del soprannome, inteso nel 1800 come una vera e propria aggiunta al cognome e utilissima per differenziare gli omonimi, anche se in genere si aggiungeva la paternità, e non la data di nascita come si fa oggi».
Nei documenti più antichi risalenti al XIII secolo, si trovano solo nomi di battesimo. Erano sufficienti per individuare le persone. Poi, lentamente si cominciano ad aggiungere specificazioni, di solito il nome del padre o il luogo d’origine, il lavoro che svolgevano o il soprannome.
È solo durante il 1500 che cominciano a prendere forma stabile i cognomi e se ne ha testimonianza grazie ai registri di battesimo che, dopo il Concilio di Trento (1545-1563) i sacerdoti sono stati obbligati a tenere. «Nel primo liber di batezè a Moena, che risale al 1598 – dice Maria – si leggono i primi cognomi che derivavano soprattutto dai nomi stessi, come Depellegrin, Decrestina, Dellagiacoma. Altri derivavano dal luogo d’origine (Pezzè, Sommavilla, Donei) o dai lavori svolti come Calligari, Faber, Soldà, dai soprannomi (Pettena) e dalle cariche 0 incarichi sociali (es. Scarian)».
Durante il 1700 si cominciano ad usare i soprannomi per distinguere meglio le persone, soprattutto i tanti omonimi che c’erano nelle diverse famiglie. I soprannomi verranno usati lentamente sempre più in via ufficiale tanto che nel 1800 i formulari per le “liste di leva” riportano prestampata la dicitura di registrazione: nome, cognome, eventuale soprannome.
Spesso, poi, gli appellativi usati per il singolo, rimanevano attaccati a tutta la famiglia. «I soprannomi – chiarisce Maria – derivano dai nomi, a volte insieme alla caratteristica fisica della persona, come per esempio Janac, Janoto, Jangros, Janpicol tutti derivati dal nome Jan o Borcan, Borcanela, Borcanoto tutti legati al nome Wolfango. Altra fonte sono i cognomi (Somariva, Scopol). A volte i nomi sono così distorti che è difficile capire che origine avevano. Altri soprannomi derivano dal lavoro svolto dalle persone (Fojina, Molina, Monech, Copeto, Parolot…). Alla fine dell’Ottocento molti soprannomi venivano dalle cariche sociali (Capocomune, Prior, Dazier).
Ci sono poi i soprannomi derivati da località (Medil, Tiezer, Badiot, Fachin, Caran) o dalle caratteristiche delle persone (Moro, Brunet, Fiegol, Zompin, Orbo, Cenchen, Ors, Matarel, Ocialin, Gabana)». L’attenzione per questo lavoro è stata grande. «Non pensavo proprio che questo argomento suscitasse tanto interesse – conclude – i giorni seguenti la presentazione ho avuto una specie di processione di gente che voleva ulteriori notizie e tutti finivano per dirmi di scrivere un libro sull’argomento, come se si trattasse di fare… una torta». Chissà. Forse un giorno. A volte le torte riescono proprio bene.
Un commento su “Un tuffo nel passato – Dimmi il soprannome e ti dirò chi sei”
Molto interessante. Bello bello grazie mille.
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