Non più tardi di due o tre anni fa, L’Avisio pubblicava un articolo che comprendeva una lunga analisi sul numero di hotel a cinque stelle presenti sulle Alpi italiane, chiedendosi le ragioni per cui ce ne fossero solo tre in tutto il Trentino mentre in Alto Adige se ne contavano dieci volte tanto e chiedendosi se fosse giunto il momento per la Val di Fassa di averne uno. Da allora tanta acqua e tanti virus sono passati sotto i ponti.
Il numero dei cinque stelle trentini è aumentato di poco ma non in Val di Fassa (anche se qualcuno ha provato a pensarci) né in Val di Fiemme. Avere un cinque stelle in una valle di montagna è segno di salute per il turismo locale ed è una ricchezza anche per gli altri albergatori. Forse un giorno ne avremo uno, magari prima delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 che ci vedranno protagonisti. Nel frattempo gli altoatesini ne hanno aperto uno proprio a pochissimi chilometri dal confine provinciale.
All’inizio di Novembre infatti a Montagna in località Doladiza è stato inaugurato l’esclusivo Manna Resort, nato sulle ceneri di una vecchia segheria in mezzo alle viti che si candida ad essere un punto di riferimento in tutte le Dolomiti. Il nome ha origine da Maria Luisa Manna, la proprietaria del resort (nonchè presidente e amministratore delegato della locale Franz Haas Winery) il cui amore per la Thailandia e la cui passione per il benessere hanno caratterizzato tutta la struttura.
La peculiarità di questo resort sta nel fatto di essere realmente inserito nell’habitat locale, in completa armonia con ciò che lo circonda, secondo un progetto a basso impatto ambientale che utilizza rame, ottone, legno e pietra locale nel pieno rispetto della natura e del luogo.
La struttura principale, con tetti erbosi per mimetizzarsi coi prati tutt’intorno, si sviluppa su più piani, tra le suite, il ristorante con la terrazza, il bar, lo spazio gourmet e una sala lettura; al primo piano altre suite, mentre al secondo piano una sala polivalente, il centro fitness con vista sulle montagne e la spa dove i colori nero e oro la fanno da padroni. E percorrendo un breve tratto nel bosco, si raggiunge il Manna Medical, uno dei fiori all’occhiello del resort.
Non mancano All’esterno della struttura principale la piscina, una biopiscina e tre esclusivi chalet che arrivano fino ad una superficie di 74 mq e dove si può vivere un’esperienza di assoluta privacy e totale relax. Due sono immersi nella natura mentre il terzo è sopra le rocce, in mezzo ad una vegetazione prevalentemente mediterranea e solo in parte alpina.
Le camere? Sono 15, Dai 35 ai 43 mq di ampiezza, tutte dotate di sauna privata e terrazza con una grande vetrata panoramica, tutte a tema su una nazione del mondo, dal Giappone alla Russia, dall’Arabia alla Francia. Poi c’è l’orangerie: un raffinato giardino d’inverno, un bistrot moderno in cui protagonisti sono i piatti e gli ingredienti della tradizione italiana, soprattutto quella mediterranea e in particolare quella regionale del Sud Italia, vengono reinterpretati in chiave creativa dallo chef Manuel Astuto, ex dell’Hotel Laurin di Bolzano.
Ne risulta una “cucina creativa, di buon senso e di sostanza”, come ama definirla lo chef, che è frutto di una ricerca mescolata a ricordi di sapori e profumi del passato che è in grado di costruire una nuova identità culinaria, E come in tutti i ristoranti di livello, ci sarà anche uno “chef’s table” per soli 6 ospiti proprio accanto ai fornelli, per godere anche con gli occhi di ciò che esce dalla cucina.
Non basta: nell’hotel c’è anche una sala Luisa Gourmet, una esclusiva “Wunderkammer”, spazio esclusivo in stile Luigi XIII con boiseries e poltroncine di velluto, specchi anticati e soli quattro tavoli dove si potrà sperimentare una nuova cucina curiosa e internazionale attraverso originali menù fino a 9 portate in un giro del mondo gastronomico. Superselezionata la carta dei vini, custoditi in una preziosa cantinetta chiusa da immense porte indiane di fine 800.
Enrico Maria Corno
