Verra è uno di quei luoghi di montagna, arroccati e bellissimi, che nel corso della storia hanno mantenuto un equilibrio poetico, tra ombre di abbandono e lampi di resilienza. Dall’alto dei suoi 1675 metri, è da considerarsi legittimamente tra gli insediamenti permanenti più elevati di tutto il Trentino. Siamo in fondo alla valle: se Penìa è una frazione di Canazei, Verra è una frazione della frazione.
C’è quasi timore a raccontare qualcosa di questi villaggi “sopravvissuti” al tempo, proprio per il timore di dare loro una pericolosa esposizione in epoca di overtourism e di social media dato che la loro ultima forza sta proprio nel fatto di essere virtualmente sconosciuti.
Detto questo, chi vuole avvicinarsi a Verra con rispetto tornerà a casa sicuramente arricchito. Il piccolo nucleo di case, assieme al vicino Lorenz, è raggiungibile solo a piedi lungo due vie diverse. Si può arrivare da Pian Trevisan lungo una strada forestale nel bosco che solo i residenti possono percorrere in auto, con tratti in salita. L’accesso più rapido (tra 15 e 30 minuti, a seconda del passo e dell’allenamento), parte però dalla chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano di Penia: proprio dietro alla pieve si inerpica tra i prati un sentierino d’altri tempi, ancor più caratteritico in inverno con la neve. Man mano che si sale, la vista si esalta e i pensieri si alleggeriscono. Mentre appare sempre più vicino il pugno di case di Lorenz, il Gran Vernel – appartenente al gruppo della Marmolada – si staglia di fronte a chi sale in tutta la sua scultorea possenza.
Giunti a Lorenz, dove vivono solo sette persone, lo sguardo si amplia sull’alta Val di Fassa: il paesino di Penia in basso, il Colac di fronte, poco più distante la Crepa Neigra (che nel nome richiama le rocce vulcaniche di cui è composta) assieme alla piana del Ciampac da cui d’inverno parte la nera “Pista del Bosco” che riporta gli sciatori esperti giù nel fondovalle fino ad Alba e d’estate appare come una serpentina verde tra i boschi. Chi ama il silenzio quassù apprezza la distanza del traffico che resta qualche centinaio di metri più sotto, lungo la strada che porta a Passo Fedaia, e apprezza il cinguettio degli uccellini che fanno da colonna sonora dalle prime ore del mattino fino al calar della sera. È proprio a inizio e a fine giornata che qui si possono ammirare caprioli, cervi e mufloni cibarsi d’erba fresca.

Appena superate le case di Lorenz, dopo un’altra breve salita, si arriva a Verra: poche case e fienili, non lontani dalle rovine di Insom, abbandonata allo scoppio della Grande Guerra, e il panorama impagabile sul Grand Vernel e la chiesetta dedicata alla Madonna Ausiliatrice con il campanile a vela, in una posizione tanto perfetta da sembrare dipinta nel paesaggio.
A Verra (il cui nome in ladino significa “prato fertile”) ormai abita solo Assunta Dantone, una donna dolcissima di 73 anni che con temerarietà custodisce la casa della mamma Lis dal Vera, una contadina che ha mantenuto a lungo le tradizioni rurali tipiche della valle, a cui sono stati dedicati documentari, libri e di recente uno spettacolo teatrale dell’Istituto Culturale Ladino di Fassa. Racconta Assunta che è facile incontrare appena fuori casa, sempre indaffarata tra pollaio e fienile: «Una volta eravamo una trentina. Adesso sono rimasta solo io a Verra e pochi altri a Lorenz. Io sono nata qui e ci ho abitato con mamma, papà e sei fratelli. Quando poi mi sono sposata, sono andata a vivere a Canazei. Alla morte di mio padre, mia madre ci ha chiesto di tornare per darle una mano. Mio marito ha accettato e siamo venuti qui con le nostre due figlie. Sono stati anni bellissimi. Ora non mi sento sola ma con me vivono i gatti e le galline e ho sempre qualcosa da fare. Ho il telefono, la televisione e la legna per scaldarmi. Mia sorella viene quasi tutti i giorni a trovarmi o scendo io a piedi in paese. D’inverno, se nevica tanto, i parenti mi danno una mano a spalare. Qui sto bene, specialmente in primavera, quando tutto fiorisce».
Una vita essenziale quanto straordinaria, quella di Assunta. Un’esistenza quasi fuori dal tempo, così come lo è Verra. Chi arriva qui riceve il dono dell’amore per le piccole cose.
Elisa Salvi