La grande nevicata del 1985, che dà il titolo allo spettacolo in cartellone al Teatro comunale di Tesero mercoledì 26 gennaio alle ore 21 all’interno della Stagione teatrale di Fiemme, non è stato solo uno straordinario fenomeno meteorologico che allora si verificò, bensì il simbolo di un’epoca di grandi sogni e speranze destinati ben presto a morire. Perché gli anni Ottanta furono gli anni dell’edonismo e dell’ottimismo; gli anni di quella musica nuova e irripetibile che riecheggia sul palco; ma forse rappresentarono anche un punto di non ritorno. Il momento storico, trascorso il quale, nulla sarebbe stato più come prima.
“La grande nevicata dell’85”, prodotto dalla Compagnia Arditodesio su un testo di Pino Loperfido adattato da Andrea Brunello e Mario Cagol, che lo interpreta anche assieme ad Alessio Zeni, è un inno a chi eravamo, a chi siamo diventati e a chi non siamo riusciti diventare.
Un monologo di grande profondità, divertente a tratti, che ci conduce per mano alle origini di questo nostro presente tecnologico, consumistico e iperconnesso che forse ha smarrito l’innocenza, il rispetto per l’ambiente e per noi stessi, l’abitudine alla meraviglia. Ad esempio quella di cui eravamo capaci, rimanendo a bocca aperta davanti ad una interminabile, silenziosa nevicata. È in quella neve, nel gennaio del 1985, che rimane imprigionato il sogno di Vito, il protagonista – trasferitosi a Trento dal Sud – e forse anche quello di ognuno di noi.
La sua storia è quella di un mago della tecnologia, un ragazzo che ha intuizioni geniali: ad esempio, quella che saranno proprio i computer e gli smartphone uno dei futuri “problemi” dell’umanità.
Ma la storia di Vito è anche la cronaca di questo decennio così particolare, così pieno di avvenimenti, gioie collettive, ma pure tragedie. Ce n’è per tutti i gusti. Tra il terremoto dell’Irpinia e la caduta del muro di Berlino il narratore ci ricorda, infatti, la straziante storia di Alfredino Rampi, la vittoria al Mundial spagnolo, il disastro di Stava e molto altro ancora.